Gli unici dati di segno positivo sono quelli che segnalano la crescita del volume di vendite dell’editoria on line. Le copie digitali vendute via web superano ormai le 185mila unità al giorno. E anche i ricavi delle vendite di quotidiani on line – sebbene ancora contenuti rispetto a quelli della carta stampata – sono in constante crescita, con un’incidenza che nei gruppi editoriali di maggiori dimensioni ha superato la soglia del 5,5% sul fatturato complessivo. Questi dati si innestano in un contesto nazionale cronicamente affetto dalla scarsa propensione alla lettura ed all’acquisto di giornali cartacei, ma ciò nondimeno caratterizzato da una domanda di informazione elevata e ancora in aumento, come dimostra l’interesse crescente per le edizioni on line dei giornali e l’ottima affermazione di testate puramente digitali come Affaritaliani.it. In Italia, oltre 22 milioni di persone leggono ogni giorno i quotidiani, quasi 33 milioni leggono periodici e circa 6 milioni di utenti visitano i siti web dei quotidiani (la metà circa dei navigatori del web in un giorno medio). Alla riduzione delle copie cartacee vendute fa dunque riscontro un aumento dei “passaggi di mano” della medesima copia tra più lettori. Si tratta dunque di una situazione difficile, ma – come accade in ogni grande passaggio di fase – anche ricca di opportunità. L’apertura di nuovi spazi per modelli d’impresa editoriale più innovativi e funzionali alla domanda dei cittadini, se adeguatamente sostenuta e orientata, costituisce un’opportunità per la crescita del pluralismo e dell’indipendenza dell’informazione. Il Governo può avere in questo senso un ruolo importante, a condizione di interpretare correttamente la funzione e gli spazi oggi riservati all’intervento pubblico. E cioè, non ostacolando un processo di cambiamento ormai irreversibile, ma piuttosto accompagnando tale cambiamento, secondo un disegno che consenta di saldare gli old media con i new media e di evitare la dispersione di un prezioso patrimonio di professionalità ed esperienza indispensabile al buon funzionamento di ogni democrazia. Quanto al peso e al ruolo delle provvigioni pubbliche, è convincimento tanto diffuso quanto infondato che nel nostro Paese esista ancora oggi un regime di aiuti al sistema dell’editoria nazionale generalizzato e finanziariamente rilevante. La realtà è molto diversa da come è rappresentata. I grandi giornali d’informazione non sono più destinatari di alcun contributo diretto e l’attuale regime di contribuzione diretta interessa un numero circoscritto di testate – tutte riconducibili ad organismi non lucrativi – destinato a diminuire anche per effetto delle nuove e più stringenti regole per l’accesso alla contribuzione. D’altra parte, la crisi del comparto e l’avanzata del digitale hanno aperto nuovi e più articolati fronti di crisi, imponendo una complessiva riconsiderazione dei contenuti e del perimetro dell’intervento pubblico. Questa consapevolezza ha indotto il Governo Letta ha promuovere da subito, a poche settimane dal suo insediamento, la costituzione di un tavolo di confronto aperto alla rappresentanza di tutta la filiera editoriale: dagli editori, inclusi quelli di testate on line, ai giornalisti; dai distributori agli edicolanti. Ne è risultata l’approvazione, il 6 agosto scorso, di un memorandum d’intesa destinato a delineare le direttrici dell’azione di governo per il settore. Per il finanziamento del primo più urgente intervento il Governo ha già stanziato, nell’ambito del disegno di legge di stabilità 2014, ben 120 milioni di euro per il triennio 2014-2016, attraverso la creazione di un Fondo straordinario ad hoc per incentivare l’innovazione tecnologica e digitale, promuovere l’ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media e sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali. Ad esso seguirà un più ampio e articolato provvedimento legislativo che, attraverso misure in prevalenza ordinamentali, conterrà specifici interventi sulla disciplina regolatoria vigente, orientati a incidere su tutti gli aspetti che, nell’esperienza degli ultimi anni, si sono rivelati fattori di criticità o di freno alla ripresa del settore editoriale. Dalla modernizzazione della rete di distribuzione e vendita dei giornali alla definizioni di meccanismi per garantire l’adeguata remunerazione del diritto d’autore on line, assegnando all’AGCOM uno specifico ruolo di arbitraggio in caso di mancata intesa tra editori e aggregatori di notizie sul web.
Infine, il Governo intende riservare una specifica attenzione al tema dell’IVA per l’editoria digitale – oggi impropriamente penalizzata rispetto all’editoria tradizionale che gode dell’aliquota ridotta al 4% – anche facendosi promotore in sede europea di un mutamento dell’indirizzo comunitario in materia. L’ambizione, in definitiva, è quella di segnare un cambio di prospettiva. Superando la logica puramente “resistenziale” e conservativa imposta dai reiterati tagli di bilancio degli ultimi anni, il nostro obiettivo è quello di modernizzare gli strumenti dell’intervento pubblico, adeguandoli al nuovo contesto economico e tecnologico, e di indirizzare l’azione di governo verso un piano di rilancio dell’intero comparto editoriale che sia all’altezza delle sfide e delle opportunità che abbiamo di fronte.
di Giovanni Legnini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria
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