Chiede scusa per aver fatto pressioni su un giornale perché non pubblicasse una notizia, ma sostiene di non aver violato alcuna legge e ribadisce che non si dimetterà. Christian Wulff, il presidente della repubblica tedesco, nell’occhio del ciclone per un prestito ricevuto da un amico e per aver cercato di impedire che il quotidiano Bild rivelasse la storia, si è difeso così ieri in tv, intervistato da due giornalisti del primo e del secondo canale, Zdf e Ard.
Lo scandalo è scoppiato agli inizi di dicembre, quando la Bild (il tabloid più venduto in Germania) ha svelato un prestito da 500mila euro ricevuto da Wulff a tassi favorevoli, negli anni scorsi, da un amico imprenditore, quando il presidente era alla guida del Land della Bassa Sassonia. Il politico è diventato capo dello stato nel dicembre 2010, alla ‘caduta’ di Horst Koehler.
Ma lo scandalo è poi raddoppiato quando è emerso che Wulff aveva fatto pressioni sul quotidiano per non far uscire l’articolo sul prestito, poi pubblicato il 13 dicembre. Il presidente aveva lasciato un messaggio dai toni accesi, minacciando una querela, nella mailbox del caporedattore Kai Diekmann. E aveva tentato subito dopo di fare pressione anche sull’ad del gruppo, il colosso Axel Springer.
Di fronte all’incalzare della stampa, anche la cancelliera Merkel ha fatto sapere di attendere dei chiarimenti da Wulff, pur rinnovando la sua fiducia. E ieri il presidente è andato in tv per rispondere a tutte le accuse.
La telefonata alla Bild, ha riconosciuto, ”è stata un grave errore, del quale mi scuso. Al giornale ho porto le mie scuse, che sono state accettate”. Il presidente ha sostenuto che non voleva impedire la pubblicazione della notizia, ma chiedeva che fosse rinviata di un giorno. Wulff ha rivendicato il diritto alla privacy, anche per un presidente della Repubblica.
Poi il Capo dello Stato è passato al ‘cuore’ della vicenda, il prestito. ”Io non vorrei essere il presidente di un Paese nel quale non si può ricevere denaro in prestito da un amico”, ha detto. ”Non ho mai violato alcuna legge, né in qualità di presidente della Germania, né prima”, ha assicurato, promettendo massima trasparenza. I suoi avvocati, ha promesso, metteranno tutta la documentazione su internet.
Le implicazioni politiche della vicenda però sono pesanti: attaccare Wulff, in questo significa attaccare anche la cancelliera Merkel. Il leader dell’opposizione, Sigmar Gabriel dell’SPD, è stato chiaro su Facebook: ”Non ci troviamo di fronte ad un affaire Wulff, ma ad un affaire Merkel”. Mentre i Verdi hanno chiesto alla cancelliera le dimissioni del presidente, la coalizione di governo lo ha difeso: il leader della Csu Horst Seehofer e il segretario generale della Cdu Hermann Groehe hanno ribadito la loro fiducia. Così come il neosegretario generale dei Liberali, Patrick Doering, per il quale Wulff stasera in tv ha fatto un ”passo importante”.
Sul presidente, i tedeschi sono divisi. Il 46%, secondo l’ultimo sondaggio Forsa, ne vorrebbe le dimissioni. Ma altrettanti sono quelli che vogliono che il presidente, resti al suo posto.