«Le frequenze le hanno pagate tanto a causa della presenza di un quarto operatore in Italia.
Ma saranno necessarie per continuare a fare il mestiere di operatori.
Telecom Italia pensa di investire notevolmente nella rete l’Lte.
Dei piani ci racconta tutto Oscar Cicchetti, direttore Strategy dell’azienda.
Non le avrete pagate troppo queste frequenze?
Non c’è dubbio che il futuro del business mobile è affidato alla crescita di dati e quindi per fornire nuovi servizi servono nuove frequenze.
O si fa così o smette di dare servizi dati ai clienti, o si fa così o si smette di fare il proprio mestiere di operatori mobili.
Sì, ma a che prezzo?
Diciamo che la possibilità di usare frequenze sul dividendo digitale è destinata a consolidare i mercati.
I lotti in gioco sulla 800 MHz erano sei e servono due lotti, cioè 10 MHz, per dare un buon servizio.
In Spagna erano già tre gli operatori e quindi l’asta è durata pochi round, con circa 250 milioni di euro per ogni lotto, tasse escluse.
Nei Paesi dove sono quattro, l’asta è necessariamente più complessa, molto più combattuta e dunque onerosa.
Se guardiamo quello che è successo in Europa, in Spagna i tre operatori hanno ciascuna 2 miliardi in più da investire in rete e servizi.
E quindi in Italia e in Germania ce ne sono di meno, ma vediamo piuttosto il lato positivo
Qual è?
Il mobile è un mercato ricco in Italia e ci sono le premesse, a meno di sbocchi disastrosi sulla crisi, perché questa solidità continui.
Nei prossimi anni continueremo a vedere una crescita di utilizzatori e dell’utilizzo.
Quanto investirete nella nuova rete?
Il settore dovrà investire, per implementare l’Lte intorno ai 6 miliardi e noi faremo la nostra parte.
Quando partirete?
Dipende da quando ci daranno le frequenze vinte all’asta, che comunque intendiamo usare tutte per l’Lte.
Il primo gennaio 2013 può essere una data indicativa, ma se ce le danno prima potremo lanciare prima il servizio. Non aspetteremo gli 800 MHz per partire, però.
Se saranno disponibili prima le altre frequenze, partiremo già con il 2.6 e con il 1.8 GHz.
A quali velocità? 100 Megabit?
Sì, quella sarà la velocità comunicata.
Ma si tenga conto che 100 Mb sono reali solo nelle vicinanze dell’antenna e solo se c’è un solo utente per cella in che cosa investirete, in dettaglio?
Faremo nuovi siti: circa 5 mila, secondo una prima stima.
Dovremo inoltre aggiornare l’elettronica dei siti attuali e aggiungere antenne.
E poi il backhauling, contiamo di collegare in fibra oltre la Come userete le nuove frequenze?
Gli 800 servono per fare copertura; i 2.6 per gestire picchi di traffico e capacità e la 1.800 rappresenta un buon trade off copertura e capacità.
È chiaro che nelle zone rurali metteremo gli 800 MHz, che però anche nelle città garantiranno un livello base di copertura.
Sulla rete attuale come lavorerete, backhauling a parte?
Iniziamo col dire che per l’Umts/Hspa la dotazione di frequenze sui 2.100 MHz è sufficiente per dare i 42 Mbps.
Nessun operatore ha problemi di saturazione. Fino al 2014 non avremmo avuto bisogno di altre frequenze.
La qualità dell’Umts/Hspa migliorerà non grazie a nuove frequenze ma per altri motivi.
Stiamo predisponendo il refarming Umts 900, nelle piccole e medie città.
La copertura Umts/Hspa arriverà quindi a quella del Gsm.
Nel contempo amplieremo la copertura a 42 Mbps.
Riassumendo, avremo l’Lte a 100 Megabit nel 90% della popolazione e l’Umts/Hspa quasi ovunque?
L’Umts/Hspa si dovrebbe fermare qui.
Le tecnologie a 84 e 168 Mbps sono poco efficienti.
L’avvento dell’Lte migliorerà l’Umts/Hspa, perché scaricherà parte del traffico dati che ora gravita solo sulle reti 3G.
Ci vorranno anni prima che l’Lte arriverà a sostituire completamente l’Umts/Hspa».