Il pezzotto non conviene. Dopo i pirati, adesso rischiano i loro “clienti”. L’inchiesta che ha scoperchiato il vaso di Pandora della pirateria audiovisiva adesso fa tremare anche gli utenti, tutti coloro i quali – in cambio di pochi spiccioli – accedevano abusivamente ai sistemi di trasmissione e ai contenuti delle tv a pagamento e delle piattaforme in streaming come Sky, Netflix, Dazn, Mediaset e Amazon Prime. Un giro d’affari da decine di milioni (al mese!) su cui si sono accesi i riflettori dei magistrati e delle forze dell’ordine. Ma che ora conferma una semplicissima norma di buon senso: il “pezzotto” non conviene, mai.
Il commissario Agcom Massimiliano Capitanio, nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione delle notizie relative all’inchiesta catanese, ha affermato a chiare lettere che adesso i clienti dei pirati rischiano gravi ripercussioni. “Dopo l’operazione della Procura distrettuale di Catania oltre 900.000 italiani, sorpresi a guardare illegalmente contenuti a pagamento, rischiano gravi conseguenze penali ed economiche”. Capitanio ha detto: “Una rivoluzione culturale e normativa non è più rinviabile. Serve un’alleanza di sistema che rimetta al centro la tutela dei contenuti. La notizia dell’inchiesta ci dimostra che una via c’è”.
A giugno scorso, gli utenti di un sistema piramidabile di Internet protocol television furono sanzionati con multe superiori ai mille euro. Ma i guai per i “clienti” dell’organizzazione sgominata con l’operazione Gotha potrebbero essere anche peggiori. Difatti, come ha riferito l’esponente Agcom, potrebbero rischiare un’indagine e un processo penale.
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