Caro direttore, la pubblicità è una risorsa strategica per i mezzi di comunicazione e una leva di marketing per le aziende che devono dare notorietà a prodotti e servizi. L’apporto della pubblicità è vitale per la salute economica dell’informazione, per la sua autonomia e per la sua indipendenza. Questo principio vale per qualsiasi mezzo: godere di investimenti pubblicitari è il volano dell’autonomia per la carta stampata, come per la televisione pubblica e privata, per internet come per la radio.
È altresì importante però non considerare la pubblicità come una torta da spartire tra i diversi mezzi: le aziende pianificano gli spazi sulla base di analisi effettuate sui differenti pubblici e scelgono in sintonia con i loro obiettivi.
Oggi la pubblicità è più che mai al centro di molte attenzioni perché aleggia il rischio reale della contrazione dell’investimento. Noi dell’Upa riteniamo che sia un errore per le aziende sane privarsi di una spinta che ha un obiettivo molto ambizioso: tenere desta la fiducia. E’ vero: i consumi ristagnano e gli investimenti in comunicazione arrancano, ma le aziende sane e le marche hanno il dovere di andare controcorrente. Di pessimismo in giro ce n’è già troppo; sono certo che le aziende che terranno la barra ferma sugli investimenti saranno le prime ad uscire dalla crisi. Magari mettendo in conto un calo della redditività nell’immediato. Tirare i remi in barca significherebbe rinunciare a parlare al consumatore, perdere quote di mercato e contribuire alla flessione dei consumi.
La pubblicità, in questo momento, è un contributo di “fiducia” all’economia. Agli editori non posso che prospettare di utilizzare al massimo le loro potenzialità accelerando la sinergia con la rete e continuando nel buon lavoro fatto fino ad ora nell’innovazione dei loro prodotti. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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