IL PERICOLO TIVÙ SAT E IL “TORMENTATO” INGRESSO DI SKY NEL DIGITALE TERRESTRE

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La creazione di Tivù Sat e la “indipendenza” di Rai e Mediaset sul satellite. Sky reagisce con la Digital Key e con Cielo. Le proteste del Biscione: «siamo sconcertati. Sky ha ancora il monopolio. Ricorreremo alla Corte di Giustizia».
A fine 2009 Sky annunciò l’entrata in commercio della Digital Key, una piccola chiavetta usb da inserire nel decoder di Sky. Questa Digital Key consentiva, e consente tutt’ora, agli abbonati della tv satellitare di usufruire dei canali in chiaro e gratuiti della nuova tv digitale sia nazionale (quindi Rai, Mediaset, TIMedia) che locale. Lo sforzo dell’emittente inglese era finalizzato a limitare il danno del digitale terrestre e a contrastare l’offerta concorrenziale della piattaforma Tivù Sat.
Ma cos’è questa Tivù Sat e perché era un pericolo per Sky?
Bene. Nel 2009, pochi mesi prima del lancio della chiavetta di Sky, fu creata una piattaforma satellitare, appunto Tivù Sat. Questa rende disponibile via satellite il palinsesto completo di buona parte dei canali televisivi gratuiti degli azionisti di Tivù Srl (la società madre di Tivù Sat) tra cui RAI, Mediaset (che ne detengono entrambe il 48%) e TIMedia. Precedentemente non tutto il palinsesto di tali canali era visibile via satellite.
In seguito alla creazione di Tivù Sat, sia la Rai che Mediaset non hanno più rinnovato l’accordo con Sky Italia, scaduto il 31 luglio del 2009. In particolare fece discutere la rottura con la Rai. Secondo alcuni addetti ai lavori il non rinnovo dell’accordo ha fatto perdere al servizio pubblico centinaia di milioni. Allora il dg, non esente da critiche, era Mauro Masi. In precedenza era l’emittente di Murdoch a veicolare i programmi criptati per mancanza di diritti fuori dall’Italia tramite smart card. Ed è per questo che Sky corse ai ripari con la Digital Key. Ma la reazione dell’emittente di Murdoch non finì qui.
Sky fece un “atto di forza” e anticipò i tempi per l’entrata diretta nel digitale terrestre. In realtà non avrebbe potuto farlo. Infatti nel 2003 NewsCorp, la società “madre” di Sky, fuse insieme le due emittenti satellitari: Stream e Telepiù. Ecco che subentrò la cosiddetta posizione dominante. Di conseguenza il nascente colosso “pay-satellitare” si impegnò a non partecipare al digitale terrestre prima del 31 dicembre del 2011. Tuttavia il termine fu anticipato di circa due anni. Sky chiese di subentrare con Cielo. La commissione europea diede il via libera, seppur “condizionato”. La deroga al termine del 2011 è stata motivata da un cambiamento delle condizione del mercato televisivo pay italiano. Probabilmente ci si riferiva all’ingresso di Mediaset Premium, Telecom Italia e Dahlia. La commissione europea stabilì che Sky Italia poteva partecipare «a condizione che le frequenze siano utilizzate per trasmettere in chiaro». Dunque sulle frequenza digitale non potevano essere offerti servizi a pagamento per almeno 5 anni. Ecco che nasce Cielo. Il 16 dicembre del 2009, alle ore 19, andò in onda la prima trasmissione: un’edizione di Sky Tg 24. Per la frequenza fu preso “in affitto” il multiplex di ReteA, appartenente al Gruppo L’Espresso di De Benedetti.
Mediaset non prese bene l’ingresso di Sky nel dt. Il Biscione si definì sconcertato. Inoltre annunciò il ricorso alla Corte di Giustizia Europea. «Riteniamo che le condizioni fissate dalla commissione nel 2003 che impedivano a Sky di entrare nella tv digitale terrestre sino al 2012 in virtù della sua posizione dominante sul mercato pay siano ancora valide come del resto il market test svolto tra tutti gli operatori italiani ha sostenuto. Con questa decisione si autorizza il monopolista della televisione satellitare e pay (non dimentichiamo che Sky detiene il 99,8% della pay tv satellitare e l’86% della tv a pagamento) a operare nel mercato free e lo si autorizza a entrare in possesso degli asset frequenziali già insufficienti per gli operatori attuali. Per questo Mediaset ricorrerà contro tale decisione alla Corte di Giustizia Europea». Ma non c’è stato nulla da fare. «La decisione è solida da un punto di vista legale», sentenziò la commissione. Anche se solida, fu certamente travagliata. Molti commissari, tra cui anche Antonio Tajani, votarono contro e chiesero che il loro diniego fosse messo a verbale.
Ci fu anche chi plaudì la decisione dell’Europa. Vincenzo Vita, allora e anche oggi, senatore Pd in Vigilanza Rai, affermò che l’ingresso di Sky «è una piccola boccata d’ossigeno al pluralismo televisivo in Italia». Murdoch dovette ricevere il messaggio. La pubblicità di Cielo, il canale dt di Sky, diceva qualcosa del genere: una boccata di aria fresca nella tv italiana.

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