Sarà l’estate bollente del calcio. Non tanto per gli Europei che stanno per iniziare quanto per il futuro del campionato. Forse, sarà l’estate che passerà alla storia per aver “ammazzato” un’autentica istituzione pop degli italiani: con l’ulteriore frammentazione del campionato è a rischio “Tutto il calcio minuto per minuto”. Le questioni in campo – è proprio il caso di utilizzare questa metafora – sono tante e tutti appaiono accomunate da una costante, almeno secondo l’Usigrai: il silenzio assordante della Rai e dei vertici di viale Mazzini.
A sconvolgere l’estate dei calciofili italiani è arrivato l’annuncio che prevede l’ultima “dissezione” dei fine settimana del pallone: già da tempo non si gioca più tutti “la domenica alle tre”, come rivangano gli oppositori del “calcio moderno”, accusato d’essersi asservito alle direttive dei network televisivi e del business, ma addirittura i turni di campionato saranno spalmati su ben dieci slot. La proposta approderà oggi in Lega Calcio e prevede un vero e proprio tour de force: quattro partite al sabato, la prima alle 14,30 poi a seguire (16,30; 18,30; 20,45), quindi le altre cinque alla domenica (12,30; 14,30; 16,30; 18,30; 20,45). Un pratica una partita ogni due ore per due giorni, potenzialmente quasi ventiquattro ore continuative di calcio.
Questa “rivoluzione” rischia di inaugurare, insieme al rincaro degli abbonamenti deciso da Dazn che si è aggiudicata i diritti nei mesi scorsi al termine di una battaglia estenuante contro Sky, una stagione di polemiche. Sui social i tifosi hanno già storto il naso e l’ultima proposta rischia di frammentare ancora di più uno spezzatino che stiracchiato come lo è stato nelle ultime stagioni. Intanto la Rai tace. Con il nuovo assetto, il ruolo della tv di Stato nel pallone potrebbe essere ancora più ridimensionato tanto più che con l’addio ventilato a La Giostra del Gol, viale Mazzini ha di fatto – secondo molti osservatori – voltato le spalle agli italiani all’estero. Che, però, non mollano la loro battaglia raccogliendosi attorno al quotidiano Gente d’Italia, diretto da Mimmo Porpiglia, che di questo impegno ha fatto bandiera.
Già a proposito di Giostra del Gol, Vittorio Di Trapani – segretario Usigrai – aveva stigmatizzato il silenzio dei vertici Rai. Adesso anche le nuove proposte per l’assetto del calcio sono state accolte senza un plissé da viale Mazzini. E il sindacato dei giornalisti ha alzato la voce. In una nota, l’esecutivo Usigrai ha tuonato in una nota: “Lo spezzatino della Serie A è la vittoria arrogante del business sui tifosi e gli appassionati. In tanti si sono riempiti la bocca con slogan come “il calcio è dei tifosi” quando si trattava di bloccare la SuperLega. E oggi?”. Quindi l’accusa: “Video killed the radio star: lo spezzatino imposto dai diritti tv rischia di ammazzare la trasmissione di Radio 1 “Tutto il calcio minuto per minuto”, dopo oltre 60 anni di storia. Così come rischia di abbattere il valore di trasmissioni tv come 90esimo minuto, già oggi messa in difficoltà da embarghi assurdi e anacronostici”.
Ma non è tutto: “A farne le spese saranno i cittadini che non possono permettersi un abbonamento pay, che da quest’anno deve essere agganciato a un abbonamento per linea web veloce”. Infine l’appello: “Stupisce il silenzio della Rai. Ad e Cda, seppur in scadenza, hanno il dovere di difendere patrimoni del Servizio Pubblico, e della storia del racconto dello sport”.