Papa Francesco torna a parlare alla stampa e tuona: “La prima cosa che fanno le dittature è togliere la libertà di stampa”. Le parole del pontefice, pronunciate nell’incontro con i rappresentanti della Stampa Estera in Italia, risuonano come un monito alto e ineludibile specialmente nella condizione e nella situazione del giornalismo e dell’editoria in Italia.
Francesco ha detto: “Ho ascoltato con dolore le statistiche sui vostri colleghi uccisi mentre facevano il loro lavoro con coraggio e dedizione in tanti Paesi, per informare su ciò che accade durante le guerre e le situazioni drammatiche che vivono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo. La libertà di stampa e di espressione è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Non dimetichiamo che le dittature, una delle prime misure che fanno, è togliere la libertà di stampa o “mascherarla”, non lasciare libera la stampa”.
E quindi ha aggiunto: “Per questo voglio ringraziarvi per quello che fate. Perché ci aiutate a non dimenticare le vite che vengono soffocate prima ancora di nascere; quelle che, appena nate, vengono spente dalla fame, dagli stenti, dalla mancanza di cure, dalle guerre; le vite dei bambini-soldato, le vite dei bambini violati. Ci aiutate a non dimenticare tante donne e uomini perseguitati per la loro fede o la loro etnia. Mi permetto una domanda: chi parla oggi dei Rohingya? Chi parla oggi dei Yazidi? Sono dimenticati e continuano a soffrire. Ci aiutate a non dimenticare che chi è costretto – da calamità, guerre, terrorismo, fame e sete – a lasciare la propria terra non è un numero, ma un volto, una storia, un desiderio di felicità. La vostra Presidente ha parlato dei migranti: non bisogna dimenticare questo Mediterraneo che si sta trasformando in cimitero”.
Ma Papa Bergoglio non ha lesinato “lezioni” ai cronisti: “Il giornalista umile è un giornalista libero. Libero dai condizionamenti. Libero dai pregiudizi, e per questo coraggioso. La libertà richiede coraggio. Mi hanno colpito i molteplici riferimenti all’umiltà presenti nel discorso della vostra Presidente – del resto, la vostra sede si trova in Via dell’Umiltà! L’umiltà è una virtù essenziale per la vita spirituale; ma direi che può essere anche un elemento fondamentale della vostra professione. Qualcuno di voi potrebbe dirmi: “Padre, nel nostro lavoro sono altre le caratteristiche che contano: professionalità, competenza, memoria storica, curiosità, capacità di scrittura, abilità nell’indagare e nel porre le giuste domande, velocità di sintesi, abilità nel rendere comprensibile al vasto pubblico ciò che accade…”. Certamente. Eppure l’umiltà può essere la chiave di volta della vostra attività”.