L’accesso a Internet come diritto costituzionale. E la rete super-veloce, la banda larga e la fibra ottica come naturale corollario con valenza di grundnorm per lo Stato italiano. Il ministro Vittorio Colao lo ha detto a Italia Oggi, ha intenzione di riprendere le battaglie del giurista Stefano Rodotà e ha affermato di voler risolvere il profondo gap del digital divide, il coefficiente infrastrutturale che vede pendere la bilancia – come quasi tutte le statistiche del settore – pericolosamente verso il Nord.
C’è, inoltre, un altro fronte aperto. Che è insieme strategico e prioritario per garantire la tutela e il futuro dell’Italia che si avvia, verso il 2026, a diventare completamente digitale. Ovviamente il riferimento è alla sicurezza: Colao ha sottolineato come il nostro Paese si sia dimostrato molto fragile su questo tema ormai centrale nell’agenda politica e istituzionale. Non si può certo immaginare di digitalizzare l’intero Paese, di implementare lo smart working e di procedere all’obiettivo della cancellazione del denaro contante senza poter contare su server potenti e inattacabili da parte delle cybergang. Colao, dunque, ha affermato di voler progettare una sorta di “polo nazionale strategico” che sia controllato da parte pubblica e si trovi, anche fisicamente, sul suolo italiano.
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