Con il Decreto Ministeriale del 22 febbraio, sono stati introdotti dei limiti alla spesa per i testi delle scuole superiori, in risposta alle polemiche risalenti allo scorso settembre, quando le associazioni dei consumatori chiesero l’intervento dell’Antitrust, denunciando un aumento dei costi superiore all’inflazione. E proprio in questa direzione va la proposta avanzata in questi giorni dal vice ministro della Pubblica Istruzione, Mariangela Bastico, che ha invitato “gli editori ad una riorganizzazione dei testi scolastici, anche attraverso l’utilizzo di supporti informatici: per ridurre il peso dei libri, sia da un punto di vista economico che fisico”. Ma gli aspetti positivi dei libri digitali non si ferma qui, basta pensare alla facilità di fruizione anche da parte di alunni disabili, all’innovazione delle modalità di insegnamento e alla semplificazione dei processi di apprendimento. In Italia il settore dei libri di testo in formato digitale non è mai riuscito a decollare sia a causa delle resistenze delle case editrici, sia per il tradizionale legame del docente con il libro cartaceo. Sembra che la maggior parte degli editori abbia già dato l’assenso a fornire dal prossimo anno scolastico una versione digitale delle parti non centrali per la comprensione dei testi scolastici: i contenuti centrali rimarrebbero sui testi di carta, che così continueranno ad essere venduti come sempre, mentre gli approfondimenti e le esercitazioni troverebbero spazio sui supporti informatici. Un’innovazione indispensabile se la scuola e l’insegnamento vogliono restare al passo con una società dove l’informazione arriva soprattutto via internet.
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