È il mercato estero che fa crescere l’editoria italiana. Anche perché in Italia il numero di lettori non accenna ad aumentare. Il giro d’affari degli editori italiani è stato stimato dall’Ufficio Studi dell’Aie nel Rapporto sullo Stato dell’Editoria 2018, in un circuito valutabile intorno ai 2,773 miliardi di euro. Cifre importanti che certificano come, da tre anni a questa parte, un aumento lento ma costante si sia registrato nel settore.
Questi dati, però, non includono quelli relativi all’usato o alle vendite di Amazon. In questo caso, il giro d’affari schizzerebbe a oltre tre miliardi di euro.
Ma a decretare la crescita del settore è la ritrovata capacità dell’editoria italiana di proporre e vendere i diritti degli autori italiani all’estero.
Tra gli indicatori positivi c’è l’aumento delle case editrici attive che, nel 2018, sono 4.902: di queste ben 755 sono nate dopo il 2010. A fronte dei poco più 72mila titoli pubblicati, circa 4mila riguardano novità e nuove edizioni.
Ottima la performance del genere fiction, italiana o straniera che fa segnalare un aumento del 9,6%. Recuperano il terreno perduto i libri per ragazzi (+13,7%), bene la saggistica (+1,9) e la manualistica professionale (+2%).
E se i prezzi di copertina dei libri non fanno registrare variazioni di rilievo non aumentano né diminuiscono i lettori, confermando un indice di lettura basso che, alla lunga, inaridisce il bacino di clienti potenziali per l’editoria italiana.
La svolta è nella vendita dei diritti all’estero: rispetto al 2016 con 7.230 diritti di edizione venduti agli stranieri e 9.290 comprati dall’estero, l’editoria italiana fa registrare un incremento di poco superiore al 10% per le esportazioni e un calo del 2,5 % sulle importazioni. È questo un trend importante che, dal 2001, ha visto aumentare le vendite annue all’estero del 18,9%.
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