E sei. Con il senatore del Pdl Sergio De Gregorio sono ben sei i parlamentari di centrodestra sotto inchiesta o sotto processo per truffa al fondo editoria. Tra i poco onorevoli editori, pezzi da 90 del Pdl come Denis Verdini, vecchi camerati come il senatore Ciarrapico (Pdl), il deputato Massimo Parisi (Pdl e sodale di Verdini), l’onorevole Antonio Angelucci (Pdl), il deputato Italo Bocchino (FU). Quasi tutti sono accusati di truffa aggravata ai danni dello stato. E nessuno di loro ha mai nemmeno ipotizzato di dimettersi o almeno sospendersi dal proprio partito. Le vicende giudiziarie sono diverse e non comparabili tra loro. Ma la sostanza politica è la stessa. Mentre i giornali di sinistra chiudono (dopo Liberazione e Carta per il manifesto è questione di giorni), i furbetti del centrodestra hanno drenato fondi pubblici con metodi leciti e forse illeciti.
Non parliamo di spiccioli: L’Avanti (Lavitola (foto), De Gregorio), Giornale di Toscana (Verdini), i quotidiani ciociari di Ciarrapico, Libero (Angelucci) e Roma (Bocchino) dal 2003 al 2009 si sono spartiti la bellezza di 113,5 milioni di euro. Tutti soldi pubblici che secondo i magistrati sono stati ottenuti con truffe e false fatture.
Nessun processo si è ancora concluso e dunque non c’è nessuna certezza penale. Ma dalle carte della magistratura emergono doppi incroci proprietari (illeciti per legge) e particolari inquietanti. Il caso più eclatante è quello di Giuseppe Ciarrapico, rinviato a giudizio il 30 gennaio scorso dal tribunale di Roma per truffa aggravata ai danni dello stato insieme al figlio Tullio e altre 10 persone. Le indagini parlano di 45 milioni di euro percepiti illegittimamente dal 2002 in poi. Soldi ottenuti, secondo i pm, grazie a artifizi, raggiri e false fatturazioni dietro l’ombrello di due prestanome ultraottantenni ora deceduti. Il processo inizierà il 28 giugno. Per allora saranno prescritti tutti gli eventuali reati dal 2002 al 2004, mentre i fondi editoria dal 2005 al 2007 sono tuttora congelati dall’autorità giudiziaria.
Ma questi soldi pubblici Ciarrapico almeno li usava per fare i giornali? Sicuramente non tutti. Tra le spese agli atti risultano carovane di fascisti in pellegrinaggio a Predappio e perfino uno yacht intestato a un ignaro portantino. Non a caso, la finanza ha sequestrato al senatore beni per 20 milioni di euro.
Inchiesta pesante anche nei confronti del deputato Pdl Antonio Angelucci. Secondo l’Agcom la famiglia del deputato dal 2006 al 2010 era proprietaria di due testate finanziate dallo stato (che non si può): Libero e Riformista (oggi quest’ultimo è passato di mano, a Emanuele Macaluso). In ballo ci sono 34 milioni di euro, ancora congelati presso Palazzo Chigi. Angelucci ha vinto per un vizio formale il ricorso al Tar del Lazio e aspetta ora la sentenza definitiva del Consiglio di stato.
Sotto indagine per l’editoria anche Denis Verdini, editore di riferimento del Giornale di Toscana, dorso locale della corazzata di Sallusti. Accusato di truffa aggravata ai danni dello stato, la procura ha congelato all’ex coordinatore del Pdl 11 milioni di euro percepiti dal 2005 in poi. L’ipotesi giudiziaria è che la cooperativa sia solo una copertura fittizia per ricevere i finanziamenti pubblici.
Ultimo Italo Bocchino, smanioso di entrare nel giro della grande politica. Tramite la sua ormai ex moglie controllava due giornali: il Roma e L’umanità (testa ex organo del Psdi). Sulla carta due società distinte ma in realtà riconducibili a un unico editore: il parlamentare finiano. A lui sono stati congelati i 2,5 milioni del 2008.
Una montagna di denaro: se consideriamo anche i 21 milioni percepiti da Lavitola dal 2003 al 2009 per l’Avanti si arriva a più di 113 milioni di euro. Tutti spariti a destra.