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IL MANIFESTO E LIBERAZIONE A RISCHIO. TEMPI DIFFICILI PER LA STAMPA DI SINISTRA DOPO I TAGLI

Che vita avrà o di che morte morirà Liberazione ? Il tono può sembrare tranchant, ma le preoccupazioni sul futuro pesano sul lavoro della redazione del quotidiano del Prc in queste settimane di ripresa post-ferie e nel clima non incoraggiante creatosi dopo la batosta elettorale della sinistra.
Ai tagli sui fondi all’editoria di partito e di cooperativa previsti dalla legge Tremonti approvata a luglio (di cui ancora il governo non ha quantificato l’esatto importo), si aggiunge la «mancanza di chiarezza sulla volontà politica del partito editore», alla luce anche dei nuovi equilibri decisi dal congresso di Chianciano. E’ la cornice che ha convinto l’assemblea di redazione a lanciare l’allarme, prima con comunicati stampa e ieri con una conferenza stampa tenuta dal comitato di redazione (cdr) nella sede dell’associazione Stampa Romana. Presenti il segretario Paolo Butturini, il presidente Fabio Morabito e il presidente della Fnsi Roberto Natale.

«Il futuro è incerto per 60 dipendenti, di cui 37 giornalisti», recita la nota diffusa da Stampa Romana. «Ben consapevoli dei problemi sorti per il partito editore del giornale, in seguito ai risultati delle elezioni di aprile e del particolare momento che sta vivendo il partito dopo il congresso di Chianciano, il sindacato – prosegue la nota – chiede che la società editrice, la Mrc Spa (di proprietà interamente del Prc) si comporti da società pura tenendo fuori Liberazione da qualsiasi problema politico tutto interno al partito». Il sindacato chiede poi «garanzie immediate per il futuro dei circa 60 dipendenti, minacciati da un buco di bilancio di cui la società editrice non ha ancora fornito la precisa entità». In seguito ai risultati elettorali e ai tagli per l’editoria contenuti nella legge Tremonti, conclude la nota, «un partito editore avrebbe dovuto subito spendersi per salvaguardare il suo organo di informazione. Ciò non è avvenuto e questo conferma e aumenta le preoccupazioni del sindacato interno e di quello nazionale».
Ad aumentare le preoccupazioni della redazione, le voci di un presunto accordo tra il partito editore e la direzione de il manifesto , accordo secondo cui Liberazione verrebbe ridotta a inserto del quotidiano diretto da Gabriele Polo. Immediata, già l’altro ieri, la smentita di Polo: «A noi questa “voce” non è mai arrivata, né ha alcuna possibilità di trasformarsi in realtà, nel caso circoli davvero. Non per settarismo giornalistico o politico, ma per rispetto a un’altra testata della sinistra e – parlando di noi – in coerenza con la storia e l’indipendenza del Manifesto». Parole che sintetizzano bene la discussione avvenuta ieri in un’assemblea di redazione de il manifesto , convocata per via della situazione di crisi del quotidiano appesantito da debiti storici (risalgono a maggio gli ultimi stipendi pagati) e colpito anch’esso dai tagli della legge Tremonti. L’assemblea proseguirà oggi.

Tempi difficili, dunque, anche per la stampa di sinistra, oltre che per i partiti. Intanto, il segretario del Prc Paolo Ferrero risponde a Liberazione . «Condivido le preoccupazioni per il futuro», dice, sottolineando di aver chiesto alla Mrc informazioni precise sulla «situazione economica del giornale per fornire un quadro chiaro sia alla redazione che al partito. Auspico – continua – che tali risposte arrivino rapidamente e che la Mrc avanzi le opportune proposte per il rilancio di Liberazione ». Ferrero infine smentisce «categoricamente le fantasiose voci a proposito di un accordo tra il Prc e il manifesto sull’idea di trasformare Liberazione in un inserto de il manifesto ».

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