Grande soddisfazione a Il Manifesto per l’approvazione dell’emendamento che salva Radio Radicale. Ma l’impresa è solo a metà. C’è da tutelare quel panorama vasto e, viste le condizioni in cui si trova a lavorare, eroico, dei giornali editi in cooperativa, delle voci delle minoranze e dei territori che, tra mille difficoltà, riescono a garantire un diritto costituzionalmente garantito quale è quello al pluralismo dell’informazione.
“Salutiamo con grande soddisfazione l’intervento in extremis del parlamento a favore di Radio Radicale. Un provvedimento provvisorio che impegna il governo a trovare una soluzione stabile per tutelare il diritto dei cittadini a essere informati sul lavoro delle istituzioni, dei partiti e movimenti politici, della magistratura”. Si legge nel comunicato de Il Manifesto, firmato dalla direttrice Norma Rangieri e dal direttore editoriale Matteo Bartocci che prosegue: “E’ il segnale che il parlamento, quando vuole, può tornare in prima linea a difesa del pluralismo al di là delle singole posizioni di parte”.
Ma c’è ancora tanto da fare: “Gli editori non profit e in cooperativa come “il manifesto” insieme a decine di altre testate locali e nazionali sono invece lasciate all’inferno dei tagli e bavagli. Chiediamo alle forze politiche di non lasciar cadere l’impegno dimostrato fin qui per la libertà di stampa e di ristabilire il diritto di fronte alle scelte del governo di turno”.
Quindi la stoccata ai soci di maggioranza del governo Conte: “L’accanimento dei 5 Stelle e di Di Maio contro i giornali in cooperativa sarebbe ridicolo se non fosse drammatico. Proprio il caso di Radio radicale dimostra che l’informazione autonoma e indipendente non può dipendere dall’arbitrio del momento ma deve trovare un quadro di regole e di risorse certo e stabilito solo dalla legge. La battaglia per il pluralismo continua”.
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