IL LATO OSCURO DELL’AFFARE SKYPE

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Ma perchè Microsoft acquista Skype? E sopratutto: non sono troppi 8,5 miliardi di dollari? Sarà pure la piattaforma di video comunicazione più smart del pianeta, ma l’anno scorso “la grande S” ha prodotto ricavi pari a un trentaduesimo della cifra spesa l’altro ieri per il suo acquisto. Certo, per il colosso di Redmond piantare delle grane a Google è sempre un fatto stimolante; nell’ultimo periodo il colosso di Montain View ha fatto molti passi avanti con il “talk” integrato a Gmail. E poi è importante trovare strumenti nuovi per battere quel presuntuoso di Steve Jobs sul mercato formidabile degli smartphone. Ed è possibile pure che Bill Gates, preso dalla voglia di mangiare per intero la mela morsicata impressa su iPad e iPhone, sia tornato indietro rispetto alla sua convinzione originaria: “Il web – andava dicendo qualche tempo fa – è un giochino. I soldi si fanno coi software”. A giudicare dai dati pubblicati ieri da tutti i giornali, in effeti, risulta un affare complesso far quattrini in rete, a testimonianza che il vecchio Bill non è certo fesso. La paura per future bolle speculative, tra l’altro, comincia a serpeggiare per via delle spropositate cifre sedute accanto ai conti economici di Facebook, Groupon, Twitter, e via dicendo. Per questo è strano che l’uomo meno open della terra si sia ficcato all’improvviso dentro una roba basata ancora sul peer to peer, quell’orrendo meccanismo che mette in condisione i dati attraverso la rete e permette scambi d’informazione non solo a costo zero, ma anche parecchio difficili da tracciare. Ed eccoci qui, benvenuti al punto oscuro: che ci sia un’altra faccia della medaglia?
E’ possibile che l’affare Skype sia strategico non solo per Microsoft? Saranno solo illazioni, ma c’è una storiella che val la pena di raccontare.
I governi di mezzo mondo, quello americano in testa, da qualche tempo fanno sapere che sono disposti a cacciare diversi soldi pur di trovare la formula buona per mettere sotto controllo le conversazioni che avvengono tramite quel giochino (che poi è un protocollo di rete: Voice over Ip) di nome breve: Voip. Lo scorso anno Obama ha messo sul tavolo 10 milioni di dollari per trovare il modo di intercettare lo scambio di dati in rete. In Europa accade la stessa cosa e in Germania, come in Italia, dei passi avanti si sono fatti. E’ inutile dire che l’enorme lobby legata all’open source, la comunità smisurata dei difensori della rete libera, comincia a far sentire la sua voce. E nononostante sia noto ormai che terroristi e mafiosi utilizzano regolarmente la rete per inviare e ricevere informazioni, risulta molto complesso creare sistemi in grado di intercettare questi messaggi. Sia da un punto di vista tecnico, che sotto l’aspetto politico: gli stessi geni di Skype, quelli che sviluppano l’algoritmo più inviolabile della terra, tuonano contro quegli hacker che sulle ali del dio denaro hanno messo mano ai codici e trovato il sistema d’intercettare i messaggi trasmessi tramite il Voip.
Ma come si fa? Antonio Pescapè, docente di Reti dei Calcolatori alla Federico II, sollecitato sul tema dice due cose: una (stranamente) di natura giuridica; l’altra puramente scientifica. Sulla prima: “Skype fa della sua libertà un momumento: la sede in Lussemburgo è uno degli aspetti che contribuisce a tutelare la privacy degli utenti”. Per offrire al largo pubblico servizi di telefonia, infatti, è necessario essere iscritti al Registro degli operatori che ha il compito di far rispettare le normative europee sui temi in questione. Il Lussemburgo non fa parte dei Paesi sottoposti a questa giurisdizione, e dunque Skype ha potuto nel tempo operare senza restrizioni. Ma il dato forte è quello tecnico. Continua Pescapè: “Skype è totalmente basato su logiche peer to peer. Non esistono, dunque, dei luoghi fisici, dei server messi da qualche parte che è possibile interrogare per ottenere informazioni”. I flussi audiovideo, così come le chat, vengono trasformati in pacchetti di dati, trasmessi attraverso internet, e ricomposti in uscita. In tempo reale. Ma non è tutto. Il professore della Federico II spiega ancora come questa voce, queste immagini, questi testi, prima d’esser immessi in rete, sono pure crittografati, e di fatto resi illegibili”. Ma come si fa allora ad intercettare Skype? “Il modo più semplice – secondo Pescapè – è quello di installare, sui sitemi operativi dei pc o dei dispotivi dai quali si comunica utilizzando Skype, dei software, degli spyware, in grado di registrare o deviare, per esempio verso una centrale di polizia, i flussi audiovideo (faccia e voce immortalati dalle infarnali webcam, ndr) prima che questi vengano trasformati in dati”. E come è possibile installare questi software sui computer? “Accade – chiosa Pescapè – come coi virus”. E l’utente può accorgersene? “Qui, al dipartimento d’informatica, quasi nessuno se ne renderebbe conto. Per gli utenti ‘comuni’ credo sia ancora più complesso”. Certo è che dei 660 milioni di signori e signore che utilizzano Skype, una gran parte usa anche dei perfomantissimi sistemi operativi Windows. La cosa dovrebbe cominciare a insospettire qualcuno.
di Tonino Ferro (Il Denaro)

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