Gli attacchi hacker si susseguono senza esclusione di colpi.
A Facebook e Twitter si aggiunge ora Apple, a quanto pare i pirati della rete operano in democrazia e per par condicio non escludono nessuno dalle azioni di cyber spionaggio.
La società di Cupertino è stata battezzata dai cybernauti mascherati con un’incursione in alcuni Mac di proprietà dei dipendenti, i dati sarebbero tuttavia al riparo.
Le modalità di azione coincidono perfettamente con quelle sferrate ai danni di Facebook all’incirca un mese fa, e dunque tutto fa pensare ad uno stesso autore dei fatti.
La matrice comune agli attacchi sarebbe quella cinese, al momento non esistono conferme che provano i fatti ma la pista più accreditata rimane quella orientale.
Il gruppo di hacker sarebbe riconducibile ad un’unità della milizia cinese che risponde al nome di Esercito Popolare di Liberazione, ed opera con l’obiettivo di rubare e cancellare dati informatici delle società americane.
Dal canto suo la Cina si mette sulla difensiva e lo fa attraverso le dichiarazioni del portavoce del ministero della difesa cinese Geng Yansheng, che ha diffuso un comunicato nel quale si definiscono le accuse mosse dagli Usa, prive di basi effettive.
Chi che sia l’autore del gesto, si tratta comunque della prima volta che la fortezza dell’Apple si rivela meno inespugnabile di quanto si pensi, il colosso della tecnologia mostra il suo lato debole, nonostante le rassicurazioni dei vertici dell’azienda che hanno già distribuito un software di protezione.
Le vicende di questi ultimi giorni fanno riflettere e ci invitano a riflettere sulla relatività della sicurezza dei dati in rete e soprattutto aprono nuovi scenari di conflitti che usano come terreno di scontro l’insidiosa giungla della rete, dove se non fai attenzione finisci imbrigliato con un solo semplice clic.