Editoria

Il Governo “bacchetta” i giornali e ipotizza divieto di pubblicità istituzionale

A dare il via alla campagna è Luigi Di Maio che denuncia “l’odio dei media” nei confronti del M5S come elemento di continuità dal 2014 a oggi.  “I giornali dei prenditori editori ormai ogni giorno inquinano il dibattito pubblico e la cosa peggiore è che lo fanno grazie anche ai soldi della collettività: in legge di bilancio porteremo il taglio dei contributi pubblici indiretti e stiamo approntando la lettera alle società partecipate dallo Stato per chiedere di smetterla di pagare i giornali (con investimenti spropositati e dal dubbio ritorno economico) per evitare che si faccia informazione sui loro affari e per pilotare le notizie in base ai loro comodi”, tuona il vicepresidente del consiglio su Facebook. A far saltare i nervi al capo politico dei cinquestelle è la notizia, che vedrebbe il reddito di cittadinanza ridotto a 300 euro per 4 milioni di persone. “Questo non è giornalismo è solo propaganda per difendere gli interessi di una riistretta élite che pensa di poter continuare a fare il bello e il cattivo tempo: non sarà più così, il Paese ha bisogno di un’informazione libera e di editori puri senza altri interessi”.
L’obiettivo, visto che i finaziamenti pubblici all’editoria non ci sono più e da un pezzo, è quello di vietare anche le inserzioni pubblicitarie verso i giornali “nemici” del governo. Immediata le reazione della Federezione nazionale della stampa. “Dichiarare guerra ai cosiddetti editori impuri annunciando norme di legge punitive come fa Di Maio ha il sapore di un’intimidazione e di un attacco alla libertà di sampa, garantita dall’articolo 21 della Costituzione”, ricordano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. “Va constatato che che al di là dei proclami e degli annunci  di misure liberticide il governo e le forze di maggioranza hanno bocciato un emendamento al decreto dignità che puntava a contrastare la precarietà laviartiva nel settore dell’informazione, un preecente che non lascia intravvedere niente di buono”. “Di Maio non si deve permettere di minacciare la stampa, vuole fare il caudillo e mettere il bavaglio ai giornali rei di scrivere cose sgradite al M5S, difendere in ogni modo l’articolo 21 della Carta”, avverte Andrea Marcucci, capogruppo Pd alla Caera. “Il rispetto della idee altrui non appartiene al M5S”, aggiunge Mariastella Gelmini, di Forza Italia.

Salvatore Monaco.

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