Il giornalista non è mai un infiltrato

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La vicenda dell’inchiesta giornalistica di Fanpage sulle posizioni dei militanti di Gioventù nazionale, movimento politico di supporto a Fratelli d’Italia ha dato vita ad un importante dibattito in ambito nazionale. I cronisti di Fanpage si sono, in sostanza, infiltrati nell’ambito del movimento e hanno documentato l’esistenza di posizioni nettamente antisioniste e fasciste da parte di alcuni dirigenti del partito. Le conseguenze immediate sono state l’espulsione dei dirigenti accusati di aver assunto queste posizioni con la contestuale presa di distanza da parte di Fratelli d’Italia e, contestualmente, la lamentela da parte del Presidente del Consiglio dei ministri di essere oggetto di un colpo di Stato. In realtà, come spesso accade, si continua a guardare il dito e non la luna. Il premier Meloni continua, ed è un fatto oggettivo, a dimostrare un grado di insofferenza per l’informazione libera che denota elementi di importante criticità. Un’inchiesta giornalistica è sempre legittima se documenta fatti. In una democrazia non possono esistere zone franche rispetto alla trasparenza e i partiti politici non possono essere considerati una riserva. Anzi, la trasparenza proprio dei partiti, previsti dalla Costituzione, è il presidio del confronto e del dibattito. I giornalisti di Fanpage che si sono infiltrati all’interno del movimento Gioventù nazionale hanno fatto, e bene, il proprio lavoro. Il fatto è che tra i dirigenti delle forze politiche che sostengono il partito della premier esistono posizioni dichiaratamente antisioniste e di omaggio al fascismo. Fratelli d’Italia bene farebbe, dimostrando questa volta coerenza, a non pulirsi la faccia espellendo chi viene scoperto su posizioni di estrema destra, ma a prendere una posizione chiara su quelle posizioni. Aprendo il dibattito all’interno del proprio partito e rendendolo trasparente all’esterno. Nessuna norma, e la nostra Costituzione, in primis, vieta di essere fascisti o di inneggiare al duce. Ogni opinione è lecita, il problema vero è avere la capacità di difendere le proprie ragioni con argomentazioni sostenibili, non condivisibili, altrimenti tutti la penseremmo alla stessa persona. Ma un leader di partito non può pensare di risolvere il problema chiedendo di attaccare i giornali che documentano fatti.

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