L’emittente francese di informazione internazionale in pochi mesi, anche grazie alla collaborazione di osservatori in zone strategiche, è diventata un agguerrito concorrente delle storiche emittenti arabe come Al-Jazeera e inglesi come la Cnn. France 24 incarna perfettamente il modello del giornalismo partecipativo, si serve di trentamila osservatori che collaborano portando materiale fresco in redazione, magari arricchito da particolari e sfumature che fanno la differenza. I giornalisti professionisti (circa 560) sono incaricati di vagliare le notizie, scriverle in modo chiaro e accattivante e, se serve, moderare i toni. L’attenzione è alta anche perché si rischia spesso di ricevere notizie false o manipolate dagli infiltrati.
L’esperimento di France 24 non si ferma alle zone di guerra. Il giornalismo partecipativo sta diventando una prassi sempre più diffusa, incarna la natura interattiva del web 2.0 e ha il compito di rendere la popolazione più consapevole di ciò che accade. Il cittadino – anche se incapace di maneggiare le notizie – diventa una fonte insostituibile di ciò che accade nella realtà. È un modo di fare notizia che parte dal basso, alla portata di tutti e che arricchisce le redazioni di autenticità e partecipazione. Come diceva il giornalista americano Dan Gillmor «I miei lettori, collettivamente, ne sanno più di me».
Egidio Negri
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