Bisogna tagliare i fondi all’editoria, per il risparmio. Ma il denaro per pagare i sondaggi elettorali, invece, si trovano sempre.
Pasquale Napolitano, su Il Giornale di ieri, s’è occupato delle spese del sottosegratario alla presidenza del consiglio dei ministri, Vito Crimi. Ha parlato, apertamente di “soldi utilizzati non per aiutare l’editoria italiana ma per appagare il narcisismo di Crimi”.
Secondo quanto riporta il quotidiano milanese, il governo avrebbe commissionato e pagato per un importo complessivo che si aggira sulla somma complessiva di circa 45mila euro, tre sondaggi per comprendere gli umori degli italiani nei confronti delle politiche del governo Lega-M5S. Ma non è tutto, perché, si legge nell’articolo, non sono stati pubblicati gli esiti delle rilevazioni statistiche commissionate dall’esecutivo: “Evidentemente, l’esito del monitoraggio non avrà fatto impazzire Crimi: ed infatti sul sito della presidenza del Consiglio non c’è traccia dei risultati delle analisi di Crimi. Ma solo dei costi. La prima indagine risale a settembre 2018: il governo ha giurato il primo giugno. Dunque, dopo tre mesi di attività, spinto forse anche dagli spin grillini, Crimi ha subito messo le mani nelle casse dello Stato per finanziare il primo sondaggio: 22mila e 500 euro per realizzare «un monitoraggio dell’opinione pubblica sulle attività e sulle decisioni del governo, da svolgersi con i sistemi di rilevazione Cati, Cawi, nonché con analisi testuale dei principali social». Esito? Sconosciuto. Il verdetto, forse, il sottosegretario lo conserverà gelosamente negli scaffali del suo ufficio”.
Lo scoop de Il Giornale ha fatto infuriare Crimi che, da Facebook, ha replicato alle accuse bollando come “balle” le scoperte del quotidiano: “ Oggi “Il Giornale” mi accusa di aver commissionato sondaggi per conoscere il mio “gradimento” nell’opinione pubblica e arriva a scrivere che il sottoscritto “pensa alla carriera”. Siamo al limite della diffamazione”. E accusa: “I sondaggi citati dal quotidiano sono stati commissionati su richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri per rilevare l’opinione dei cittadini in merito alle attività promosse e alle decisioni assunte dal Governo. Certo non per “appagare” un mio presunto narcisismo”.
Quindi conclude, dopo aver sciorinato le sue cifre sul caso: “Come si può facilmente dedurre dai numeri, in un anno di Governo abbiamo stanziato meno risorse per i sondaggi e speso effettivamente un decimo di quanto speso da Renzi nel 2015. E abbiamo speso ancor meno di quanto spendeva, ai suoi tempi, Berlusconi. Spiace constatare come ancora una volta, l’ennesima, un giornalista abbia contribuito a minare la credibilità dell’informazione in Italia. Evidentemente la pratica di verificare le notizie sta scomparendo. Continuate pure a inventarle, le notizie. I lettori continueranno a scappare”.