Su alcuni quotidiani era stata pubblicata la notizia di una donna morta per il morbo della mucca pazza con articoli dettagliati, eccessivamente dettagliati: nome, cognome, luogo di nascita e di residenza, professione, informazioni sulla malattia, dettagli sui sintomi, durata, evoluzione della malattia, descrizione degli accertamenti medici svolti, ipotesi della diagnosi e risultati dell’autopsia. Dati sanitari che non erano stati resi noti dai familiari ma erano stati rivelati alla stampa dal personale ospedaliero. Una delle testate pubblicava anche una fotografia ripresa dalla lapide. Il Garante per la protezione dei dati personali ha dato ragione al reclamo della figlia della defunta ricordando che il codice deontologico dei giornalisti stabilisce che il giornalista, nel far riferimento allo stato di salute di una persona, deve rispettarne la dignità, il diritto alla riservatezza e il decoro personale, specie nei casi di malattie gravi o terminali e astenersi dal pubblicare dati analitici di interesse strettamente clinico. Con due provvedimenti è stato, in questo modo, vietato a tre quotidiani del Nord, l’ulteriore diffusione (anche attraverso i loro siti web) delle generalità e di altri dati personali della donna defunta. Copia del provvedimento del Garante è stata inviata ai competenti consigli regionali e al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
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