Google è accusata di violare la privacy degli utenti attraverso un “Web invisibile” con i dati personali degli utenti senza il loro permesso. Il Garante Privacy olandese attacca Google, accusata dicombinare i dati ottenuti dagli utenti Internet (comprese le informazioni sui pagamenti e dati sulla geo-localizzazione provenienti da differenti servizi) senza aver informato gli utenti in maniera appropriata e senza aver ottenuto il loro consenso. L’authority olandese per la protezione dei dati addita Google per presunta violazione della privacy. Adesso Google deve affrontare un nuovo caso privacy, nella più ostica Europa, dove è più stringente lanormativa per la tutela della riservatezza. Il comportamento di Google è “proibito per legge”, ha stigmatizzato Jacob Kohnstamm, il Garante Privacy olandese, chairman del gruppon dei garanti privacy europei. Già l’Europa ha accusato Google di aver forzato il passaggio ad un’unica policy privacy per oltre 60 prodotti. Quest’ultima tegola, unita al “caso NSA” di cyber spionaggio e ai timori sulla violazione della privacy nell’era dei Google Glass (in arrivo in Europa nel 2015), rischia di diventare un nuovo ostacolo nei rapporti fra Google e il cosiddetto Article 29 Data Protection Working Party. Google è da mesi nel mirino del CNIL, l’authority per tutelare la privacy con sede a Parigi, per non aver modificato le policy privacy. UK, Francia, Italia, Germany, Spagna e Olanda stanno lanciandoindagini privacy in tempi brevi. Da mesi i Garanti Privacy UE avevano tratto la conclusione che la semplificazione della privacy, pur non essendo una policy del tutto nuova (ma da 60 si passa un’unica policy), va però in conflitto con la direttiva UE e le normative nazionali per la tutela della privacy. I precedenti di Google, in tema di privacy, riguardano Google Buzz (negli USA), Street View (anche in Francia, lo scandalo dello spionaggio WiFi legato a Street View) e la gaffe dei cookies su iPhone. Settimana scorsa Google ha patteggiato con 38 stati americani per risolvere le controversie sulla privacy nel caso “Safari”: il motore di ricerca ha sborsato 17 milioni di dollari. L’intesa verte sul posizionamento dicookie sui computer che sfruttavano il browser Safari fra il 2011 e il 2012. “I navigatori devono sapere se ci sono altri pochi che navigano sul web con loro. Sorvegliando milioni di persone senza che queste ne fossero a conoscenza, Google non solo ha violato la loro privacy ma anche la loro fiducia” ha sentenziato il procuratore generale di New York, Eric Schneiderman. (ITESPRESSO)