L’intervento del Garante è dovuto al fatto che l’app attinge dalla rubrica dell’utente per mettere in contatto le persone, ma va inevitabilmente a prendere anche i dati sensibili di coloro che non hanno scaricato e non utilizzano WhatsApp.
Secondo il Garante ”alcune caratteristiche nel funzionamento dell’applicazione comportano implicazioni e rischi specifici per la protezione dei dati personali degli utenti”.
Ma quali sarebbero questi rischi? Una volta entrati in Whatsapp, la società Whatsapp.Inc ha accesso alla rubrica dei numeri di telefono di tutti, e quindi anche di quegli utenti che non sono iscritti al servizio. Non solo, altre sono le questioni sollevate dal Garante. Per esempio: come vengono conservati i dati trattati e per quanto tempo? E qual è il numero degli account riferibili a quelli italiani?
La verità è che sono in molte le app, soprattutto quelle dei videogiochi – le quali spesso hanno anche una chat – su cui bisognerebbe richiedere un controllo severo delle impostazioni di privacy. Se si fa login con Facebook, per esempio, ci si appoggia al sistema “sicuro” del magnate di Palo Alto. Ma se ci si iscrive (e quindi si fa login) indipendentemente, non si sa bene in che modo i nostri dati vengono salvaguardati.
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