L’evasione del canone è un serio problema per la Rai. La percentuale di evasione è di circa il 30%. L’ultima proposta – del consigliere Angelo Maria Petroni – è di legare la tassa alla bolletta dell’Enel. Mentre si verifica la praticabilità dell’idea, la Rai tenta di assediare i morosi con lettere minatorie e con la visita di “ispettori”. Che evidentemente sono troppo insistenti, visto che, dopo numerose segnalazioni, il Garante della Privacy è intervenuto nei loro confronti a difesa degli utenti. Al termine di un’istruttoria il Garante ha invitato gli incaricati Rai di tenere “un comportamento trasparente” e “fornire agli utenti informazioni chiare sulla propria attività in modo da non ingenerare errori o equivoci sul loro effettivo ruolo”.
Sembra che, di fronte alla titubanza dei cittadini a fornire determinate informazioni (da qui le proteste al garante della Privacy) gli “ispettori” si siano presentati in più di un’occasione “con toni minacciosi e con modalità considerate inquisitorie o intimidatorie, minacciando anche accertamenti nelle abitazioni”. L’Agenzia delle entrate è stata quindi invitata a garantire che siano evitate pressioni indebite sugli utenti e che i dati richiesti siano effettivamente solo quelli assolutamente necessari.
Per la Rai, che lamenta come assolutamente insufficienti le entrate da canone (più alte in Inghilterra ma inesistenti in Spagna) un altro duro colpo. D’altro canto, la lotta all’evasione (giusta) non si può fare a colpi di violazione dei diritti.
Fabiana Cammarano
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