Che succede, infatti, con il digitale? Le risorse, che restano scarse, si moltiplicano per tutti in quanto a programmi da trasmettere. Per produrli o acquistarli, però, servono risorse, serve avere una library di diritti. Cosa che purtroppo non hanno le tv locali che pertanto vedono i loro ascolti ridursi drasticamente. Inoltre quest’ultime non hanno, in ogni caso, i contenuti per rendere redditizia la capacità in eccesso. Possono venderla, ma alle tv nazionali le reti non mancano certo , e poi, quando si diffonderà il nuovo standard DVB-T2, la capacità trasmissiva di chi ha le frequenze (di proprietà dello Stato) si moltiplicherà per dieci-dodici. Europa 7, partita all’avanguardia, ottiene già oggi otto canali in HD da una singola frequenza.
Con una mossa tanto significativa quanto disperata e difensiva, le tv locali stanno costituendo consorzi per mettere insieme le proprie capacità trasmissive regionali in reti multifrequenza, cedendola a fornitori di contenuti nazionali (anche banche e aziende per reti aziendali). Qualcuno, prima o poi, dovrà mettere in discussione l’attuale assetto caratterizzato dall’iperconcentrazione delle risorse. O qualcuno pensa di poter ancora speculare sulla frequenza ricevuta, magari per rivenderla a qualcun altro e sperare di sopravvivere? Intanto a partire da quest’anno, a meno di deroghe in corso, il calcolo per il pagamento della tassa di concessione per le tv locali sarà molto più salato…
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