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Il Financial Times boicotta le App per la poca memoria offline riservata alla lettura degli articoli

La testata inglese di settore decide di fare a meno delle applicazioni di Cupertino. Ma non si tratterebbe solo di risparmiare quel dazio del 30% per entrare nel servizio di abbonamento imposto da Steve Jobs. La scelta dell’Ft inaugura i primi passi per un’emancipazione a tutti gli effetti di un brand già consolidato che decide di scommettere su di una tecnologia standard anche se in evoluzione come il linguaggio markup Html5 a cui Il World Wide Consortium sta dedicando non poche energie, al fine di strutturare i contenuti delle pagine web rendendole quanto più compatibili con i browser esistenti ed in particolare con quelli presenti sulle piattaforme mobili. La nuova funzione permetterà infatti ai seguaci dell’informazione economico-finanziaria, dotati di una buona connessione wi-fi, di andare sul sito app.ft.com e di aprire il giornale direttamente dalla piattaforma selezionata. Il che sarà però possibile solo facendo affidamento sulla memoria cache del dispositivo in uso e riservando almeno 50 Mega di spazio alla lettura off-line degli articoli o delle inserzioni. Ad ogni modo sembra essere una tecnologia che ben si sposa con la nuova politica adottata dal giornale in questione, che è quella di gestire direttamente il rapporto con i propri lettori senza l’intermediazione della Mela che per contratto, com’è noto, pretendeva di trattenere per sè il database con le informazioni degli abbonati. D’altronde il Financial Times aveva già dato i primi segnali di insofferenza ad Aprile, avvertendo che se non fossero cambiate le cose si sarebbe presto sganciato da Cupertino. Ed è quello che ha fatto con l’intento non solo di ottimizzare i ricavi derivanti dalla gestione autonoma dei contenuti e della pubblicità, non più gravitante intorno alla Mela, ma anche allo scopo di rivoluzionare la veste grafica del proprio prodotto sempre più conforme alle esigenze dei piccoli schermi degli smartphone oltre che dei tablet. Eppure è tutto ancora da vedere, soprattutto dopo il lancio da parte della Apple del servizio Newsstand, un’edicola virtuale attraverso cui acquistare ed organizzare gli abbonamenti a quotidiani e riviste, pensata per il sistema operativo iOS 5. Ma la novità che darà del filo da torcere a tutti i disertori di Cupertino è senz’altro iCloud, il servizio di archiviazione e trasmissione in automatico ed in modalità wireless di tutti i contenuti prelevati dai dispositivi e computer della Mela. Una funzione capace di tenere perfettamente sincronizzati e-mail, contatti, calendari, foto, applicazioni, libri, musica e molto altro e con l’aggiornamento istantaneo delle modifiche apportate su ciascun device. “iCloud tiene le informazioni e i contenuti più importanti sempre aggiornati su tutti i vostri dispositivi. Avviene tutto in automatico e in wireless, e dato che è un servizio integrato nelle nostre app, non dovrete neanche pensarci: funziona da solo, semplicemente”, ha dichiarato il Ceo Steve Jobs alla presentazione delle novità tecnologiche di Cupertino in occasione dell’edizione 2011 della World Wide Developer Conference (WWDC) di San Francisco. Dunque, sfruttare (per certi versi asservendosi) o emanciparsi dai grandi oligopoli dell’innovazione? A quanto pare, d’ora in poi sarà questo il grande quesito dei produttori di contenuti.

LUANA LO MASTO

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