C’è un filo rosso che lega l’avvio della campagna di “abbonamenti responsabili in edicola” lanciata il 22 gennaio 2013 – con un insolito articolo firmato da Cinzia Monteverdi in persona, amministratore delegato de Il Fatto Quotidiano – e l’editoriale di fine anno del direttore dell’edizione online del giornale, Peter Gomez, che ha aperto alla possibilità di farsi pagare parte dei contenuti sul web, lanciando un sondaggio tra i lettori.
Il filo rosso che li unisce è la ricerca del difficile equilibrio economico con cui anche Il Fatto, unico vero successo dell’editoria cartacea italiana degli ultimi anni, deve fare i conti nel 2013.
GOMEZ AL POSTO DI PADELLARO. Anche di questo si è parlato alla convention che si è svolta la seconda settimana di gennaio 2013 all’Hotel Radisson Blu di via Filippo Turati, a Roma. Un incontro durante il quale molti si aspettavano il passaggio di consegne tra Antonio Padellaro, direttore del Fatto edizione cartacea dalla sua fondazione, e Gomez, cofondatore della testata insieme con Marco Travaglio che ne è vicedirettore. E invece no (leggi la lettera di Monteverdi che nega un avvicendamento alla direzione).
I bene informati dicono, però, che il cambio della guardia alla direzione sia solo una questione di tempo: solo qualche settimana per lasciar passare le elezioni politiche e per mettere a posto gli equilibri di vertice interni.
SOLDI ALLA CARTA PER PASSARE ONLINE. Insomma, il passaggio del testimone ci sarà. Tanto più che l’edizione cartacea e quella online dovranno collaborare sempre più strettamente. La ragione sta nei numeri.
Secondo quanto risulta a Lettera43.it, nel novembre 2012 Il Fatto in edicola ha venduto una media di 49 mila copie giornaliere: un risultato positivo, ma in calo del 30,9% rispetto alle 71 mila registrate mediamente nel 2011. Preoccupa anche il dato sugli abbonamenti, scesi nello stesso periodo a 1.884, contro i 4.242 dell’anno prima (-55,5%).
La raccolta pubblicitaria a cura di Publishare, secondo le stime, è stata di circa 1,6 milioni di euro a fine 2012. Per vendere 49 mila copie, il Fatto ne ha stampate più del doppio
Antonio Padellaro, direttore de Il Fatto Quotidiano.
Antonio Padellaro, direttore de Il Fatto Quotidiano.
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La carta, tra edicola e pubblicità, secondo quanto ha dichiarato Gomez nel suo editoriale di fine anno – e secondo quanto ha ribadito Monteverdi nel suo annuncio pro “abbonamento responsabile” – è al momento il sostegno economico più importante per tutto, anche per l’online.
ABBONAMENTO PER SALVARE L’UTILE. Il problema è che, per vendere quelle 49 mila copie, il Fatto ne ha stampate più del doppio. Lo spreco di carta e un sistema distributivo che non permette di fare invii mirati fanno sì che l’azienda non guadagni più come una volta.
L’utile stimato per il 2012, infatti, è di circa 4 milioni di euro. Sempre di tutto rispetto, ma in calo rispetto ai 4,5 milioni del 2011 e ai 5,8 milioni del 2010. Da qui l’idea di un abbonamento direttamente in edicola, per abbassare le rese, e quindi gli sprechi, e recuperare redditività prima di passare gradualmente all’online.
I COSTI SUL WEB OLTRE I 2,5 MLN. Il percorso è oneroso. Il sito del quotidiano, infatti, costa circa 2,5 milioni di euro all’anno e ha prodotto ricavi pubblicitari lordi per 800 mila euro nel primo semestre 2012 secondo i numeri forniti da MyAds Advertising, la concessionaria che curava la raccolta. Pare quindi inevitabile la strada di mettere a pagamento parte dei contenuti. E questo nonostante sia già stato deciso il cambio di concessionaria: la raccolta è ora stata affidata a Populis engage e l’obiettivo per il 2013 è di 2,5 milioni di euro.
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