Anche in Europa si discute della responsabilità dei provider in rete, tra cui si evidenzia l’impegno della Gran Bretagna nel combattere la diffamazione sul web.
Secondo Il Defamation Act del 1996 una persona non può essere considerata né un autore, né un editore o un responsabile editoriale se viene coinvolto nella semplice trasmissione in formato elettronico del materiale offensivo o nella gestione del sistema elettronico attraverso il quale il materiale viene cercato, copiato, distribuito e reso accessibile agli utenti.
Allo stesso modo un provider non può essere considerato autore o editore o comunque un responsabile editoriale, pur essendo il titolare del sistema di comunicazione attraverso il quale la comunicazione offensiva viene trasmessa, nel caso in cui questi non abbia alcun controllo sulle comunicazioni inviate al proprio server .
In Gran Bretagna si riconosce quindi una responsabilità del provider per materiale offensivo prodotto da terzi nel solo caso in cui questi esegua una qualche forma di controllo o di monitoraggio sulle comunicazioni dei propri utenti, ovvero quando si comporta come un responsabile editoriale.
Negli altri casi, sulla base del Defamation Act il provider può sempre ricorrere alla difesa della “innocence dissemination” che lo equipara ad un semplice fornitore di informazioni purché non sia a conoscenza del messaggio offensivo e abbia sempre mantenuto un comportamento diligente.
Ora il Defamation Bill, in vaglio alla House of Commons britannica, contiene un punto cruciale nel quinto paragrafo della riforma.
Il cambiamento verterà sull’obbligo per i siti Internet di identificare le persone che inviano messaggi diffamatori , i trasgressori saranno perseguiti secondo la nuova legge.
Secondo il procuratore generale la proposta significa che gli operatori di siti web avranno una difesa contro la diffamazione se sono in grado di identificare gli autori delle diffamazione.
Le misure segneranno la fine delle voci calunniose e la possibilità di caricare contenuti oltraggiosi in rete, senza essere puniti.
Il governo vuole un sistema, per questo tipo di diffamazione, che consenta agli utenti di proteggere la loro reputazione.