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Il Corriere Fiorentino proclama lo stato di agitazione

“La redazione del Corriere Fiorentino, riunitasi in assemblea straordinaria martedì 4 ottobre, a seguito dell’ultimo confronto tra Comitato di redazione e Azienda, visto il progressivo deterioramento delle relazioni sindacali nelle ultime settimane, proclama lo stato di agitazione”. Entra nel vivo la fase di agitazione dei “dorsi” del Corriere della sera dopo la notizia relativa alla fusione Mediagroup con le edizioni locali del Corsera. Il comitato di redazione del quotidiano di via Solferino ha già annunciato un pacchetto di cinque giorni di sciopero. Ora la palla passa ai colleghi delle redazioni locali.

Hanno iniziato i giornalisti del Corriere Fiorentino che in una lunga nota hanno ricostruito la vicenda e le ragioni che li hanno spinti verso l’agitazione: “Il corpo redazionale in questi ultimi due anni e mezzo ha fatto fronte all’emergenza pandemica affrontando con grande senso di responsabilità verso l’editore e verso i lettori il cambiamento di modalità di lavoro, passando al lavoro agile, senza che questo pesasse in alcun modo sull’azienda né da un punto di vista economico (tutte le spese per l’attività svolta in smart working sono state affrontate dai singoli giornalisti) né da un punto di vista della qualità del giornale come si evince dai dati di vendita del cartaceo e di contatti sul sito più che raddoppiati nell’ultimo anno”.

Le premesse non sono finite qui. “Consci delle difficoltà che anche l’azienda ha dovuto affrontare per far fronte alla crisi economica, a marzo scorso (ancora in pieno stato di emergenza), l’assemblea del Corriere Fiorentino ha accettato la richiesta dell’Editore di predisporre l’incremento di 4 inserti speciali in più rispetto al periodo pre-pandemico, così da consentire una maggiore raccolta pubblicitaria, consapevole che questo avrebbe aggravato i carichi di lavoro già cronicamente alti. Non basta: per ragioni di ordine economico è stato chiesto al corpo redazionale lo smaltimento delle ferie nel corso dell’anno corrente. Richiesta accolta dalla redazione con senso di responsabilità riconosciuto dall’editore stesso”.

Poi, però, è accaduto qualcosa: “Allo scadere dello stato di emergenza, il 31 agosto scorso, l’Azienda ha prorogato, senza contrattazione, lo strumento del lavoro agile fino al 30 settembre, rimandando a dopo le elezioni nazionali il confronto su un’eventuale nuova proroga. Invece, il 30 settembre, esattamente 24 ore prima — e non 72 come pure previsto dal contratto nazionale in caso di cambiamenti nell’organizzazione del lavoro — l’Editore ha comunicato la fine dello smart working (salvo nei casi previsti dalla deroga governativa e fino al 31 dicembre: genitori con figli under 14 e soggetti fragili), con buona pace delle richieste arrivate dalla maggior parte dei giornalisti e dei dipendenti per quello che ormai viene considerato uno strumento di miglioramento del lavoro”.

Lo scontro così è diventato inevitabile: “L’azienda, impermeabile a tutto questo, ha preteso che tutto tornasse come prima. Anche se nulla lo è davvero. Dopo la comunicazione dell’Editore il Cdr ha comunque cercato per l’ennesima volta un confronto e chiesto all’Azienda di sedersi a un tavolo. Eventualità, questa, completamente rigettata: è stato negato l’avvio di una qualsiasi forma di trattativa adducendo motivazioni pregiudiziali e dichiarando l’assenza di un qualunque interesse a valutare la più che positiva esperienza di oltre due anni di lavoro agile”.

La reazione non si è fatta attendere: “Una risposta che il Cdr e l’Assemblea ritengono lesiva della professionalità della redazione e che non tiene conto dell’esperienza diretta di chi ogni giorno è in prima linea nell’offrire la migliore informazione ai lettori con passione e senso di responsabilità e che improvvisamente, e senza spiegazioni, si vede togliere l’accesso a un importante strumento di lavoro che consente maggiore produttività e velocità di informazione. Per tutti questi motivi l’assemblea del Corriere Fiorentino chiede all’Azienda di tornare sui suoi passi e di aprire un tavolo di confronto. Il Cdr vigilerà sul rispetto del contratto, sugli orari di lavoro e, in presenza dello stato di agitazione, si riserva di intraprendere ogni iniziativa sindacalmente possibile”.

Luca Esposito

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