40 posti per giornalista con contratto in Rai. Si presentano in 196 alla prima prova di selezione, che dovrebbe occuparsi di fare una prima “scrematura”. Ne possono passare solo 100, a patto che abbiano superato i 15 punti, ottenibili con domande a risposta multipla che danno un punto per ogni risposta esatta e ne tolgono 0,3 per ogni risposta sbagliata. I candidati vengono chiamati all’Ergife, ma qualcosa, appena viene aperto il pacco, non torna: le domande sembrano più quelle di un quiz-show che non quelle necessarie per appurare le reali competenze dei candidati. Alcune sono palesemente sbagliate, altre sono talmente vaghe da poter facilmente indurre in errore, altre ancora sono così banali da non potersi neanche considerare probanti. Ma vediamo brevemente i fatti. La Rai ha a disposizione una pletora di giornalisti professionisti che vengono impiegati per collaborazioni che, in alcuni casi, durano da oltre 20 anni. Ma il contratto rimane un miraggio. E lo rimane (almeno quello giornalistico) anche per molti che, pur avendone i titoli, vengono assunti con mansioni completamente diverse per limitare l’esborso sui contratti. Da Viale Mazzini, però, devono essersi accorti che la stavano facendo un po’ troppo grossa e hanno indetto un concorso per 40 posti da giornalista. Non prima, però, di aver assunto, tramite chiamata diretta, 35 giovani usciti dalla scuola di giornalismo di Perugia con cui la Rai ha un canale privilegiato. Al concorso si presentano 196 tra collaboratori esterni e interni. Obiettivo della prima prova (a risposta multipla) è scremare i partecipanti in modo da portare alla seconda prova scritta (che comprende redazione di testi per radio e televisione, lettura dei testi medesimi, test d’inglese e attitudinale) non più di 100 persone. Condizione fondamentale è ottenere almeno 15 punti. All’apertura delle buste, nei candidati si fa largo uno sgomento che, se non fosse un momento molto serio, sarebbe tutto da ridere.
Alcune domande sono palesemente sbagliate. Come la n° 20: “Quale dei seguenti organi non dipende dal Governo?”: a) Presidente della Regione; b) Prefetto; c) Sindaco. Ovviamente la domanda giusta sarebbe “Quale dei seguenti organi dipende dal Governo”, qualche candidato lo fa notare e il quesito viene dato buono a tutti. Altre domande lasciano molto perplessi perché sembrano più adatte al “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno piuttosto che a un test così importante. È il caso della n°31: “«E’ la stampa bellezza» è una celebre espressione tratta dal film:” a) Quarto potere; b) L’ultima minaccia; c) Cronisti d’assalto. La risposta giusta è la “b”, ma quanti sarebbero stati in grado di rispondere?
Al momento della pubblicazione dei risultati scoppia il pandemonio: nonostante la quasi totalità delle persone abbia superato quota 15 punti, ne vengono ammesse al secondo step solo 100. La delusione cresce quando si viene a sapere che sono stati ammessi alla prova successiva due dipendenti di società concorrenti alla Rai che hanno collaborato con la tv nazionale per molti anni. Come mai in un concorso riservato ai collaboratori, che firmano clausole di non concorrenza, vengono ammessi anche colleghi che collaborano con testate giornalistiche direttamente concorrenti? È il caso, ad esempio, del capo redattore di Radio Vaticana, che non solo viene ammesso alla prova successiva ma che, una volta superatala, viene richiesto all’orale di parlare dell’elezione di Papa Francesco, mentre altri candidati vengono sottoposti a domande che poco o nulla c’entrano con le loro specializzazioni. Oltretutto le prove orali si svolgono a porte chiuse, in barba alla trasparenza di cui tanto si è dibattuto in questi giorni.
Alcuni degli esclusi non ci stanno e decidono di scrivere una lettera al direttore generale Luigi Gubitosi, al direttore dell’ufficio stampa Luciano Flussi e al segretario dell’Usigrai (il sindacato giornalisti della tv di Stato) Vittorio Di Trapani, chiedendo di essere ammessi alla prova successiva per poter dimostrare le proprie capacità. Ad oggi nessuna risposta è ancora pervenuta, ma chi è rimasto fuori promette battaglia, mettendo tutto in mano agli avvocati. Anche perché, almeno a detta loro, ci sono vizi procedurali significativi anche nella chiamata: la mail di convocazione per il concorso è stata inviata solo cinque giorni prima, e non ha raggiunto tutti gli interessati, tanto che alcuni sono stati ammessi con riserva perché non hanno potuto rispondere entro i tempi prestabiliti.
In tutto ciò, c’è ancora un altro fattore che indispettisce non poco: mentre giornalisti con anni di servizio alle spalle devono sottoporsi alle forche caudine di un concorso orchestrato male e gestito peggio, i neo-diplomati alla scuola di giornalismo di Perugia vengono assunti direttamente in Rai a chiamata, senza alcun concorso, in ossequio a un accordo di collaborazione tra la tv di Stato e la scuola perugina che sembra quantomeno singolare. Su Mamma Rai, pochi giorni dopo il caso sui compensi dei conduttori e l’annullamento del programma di Crozza, si abbatte una nuova tempesta.
fonte: http://www.affaritaliani.it/fattieconti/concorso-farsa-per-entrare-in-rai251013.html