L’ultimo editoriale di Alessandro Sallusti è il suo congedo ai lettori a cui, da dodici anni a questa parte, si è presentato firmando Il Giornale. Sul quotidiano fondato da Indro Montanelli, in cui era approdato per la prima volta nell’ormai lontano 1987, il direttore uscente ha scritto di aver creduto nella sua scelta di lasciare la direzione tenuta per più di due lustri come la volontà di accettare una nuova sfida professionale e umana, rifuggendo la tentazione di “accomodarsi” sugli allori già mietuti: “Ecco, giunto dove sono, potrei dire «ormai sono arrivato», oppure «ormai sono vecchio per tentare nuove avventure». Ma anche «ormai» mi sono accasato nella famiglia di Paolo Berlusconi e di sua figlia Alessia (i miei editori) che è una famiglia estremamente accogliente, generosa e amante della libertà”. E proprio sulla famiglia Berlusconi ha aggiunto: “Così come «ormai» mi è stato concesso il privilegio di dare del tu al presidente Silvio Berlusconi, cioè a uno dei due o tre straordinari uomini che il nostro secolo ci ha regalato e a cui la storia, ne sono certo, prima o poi riconoscerà i meriti in tutti i campi”. Ma la svolta è arrivata: “Ecco avrei potuto vivere tranquillamente di «ormai», ma un giorno, anche grazie a un fortunato incontro, mi si è insidiato nella testa un altro «ormai» che ha avuto la meglio: ormai, dopo dodici anni, era ora di rinunciare a tante certezze e affrontare nuove sfide, senza rancore né particolari calcoli”.
Il saluto di Sallusti è privo di recriminazioni, anzi è un cordiale commiato da lettori e colleghi che per lunghi anni hanno condiviso con lui l’avventura del quotidiano: “Eccoci quindi eccoci qui, al famoso articolo di commiato dai lettori che nessun direttore vorrebbe mai scrivere ma che io oggi mi sento di fare in totale serenità. Posso solo dire che sono stati dodici anni fantastici”. E di sicuro non banali: “Certo, nel mentre ho subito un arresto per reato di opinione, mi hanno messo due bypass e due stent coronarici, ho vissuto la più grave crisi dell’editoria di sempre e ovviamente un pizzico di Coronavirus. Ma sia io sia il vostro Giornale siamo ancora qua, e questo è quello che conta. Insieme ai colleghi di questa redazione, ho difeso a spada tratta libertà politiche e culturali perennemente sotto attacco. Li ringrazio tutti e auguro loro ogni bene”. In coda un pensiero alla famiglia Berlusconi: “In quanto all’editore, beh, ogni parola in più potrebbe sembrare ruffiana o di circostanza. Preferisco dimostrare in futuro con i fatti la stima che ho maturato nei loro confronti. «Ormai» è fatta, un saluto a tutti, ma soprattutto a voi lettori. Grazie”.
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