IL CASO DELLA SCUOLA DI BOLOGNA: COME OSTACOLARE L’ACCESSO ALLA PROFESSIONE GIORNALISTICA

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In un momento di crisi occupazionale generale, balza agli onori della cronaca un caso che sicuramente scoraggia i giovani laureati che intendono intraprendere la professione giornalistica.
L’Università di Bologna ha deciso di sospendere il Master di Giornalismo, che doveva iniziare a gennaio, perché alle selezioni si erano presentati solo ventitré alunni, due in meno rispetto al numero legale previsto per l’inizio dei corsi. Il direttore della scuola, Davide Donati, ha ricordato che il Master si caratterizza per un alto grado di selettività. Per questa ragione vengono ammessi al corso gli studenti che, allo stesso tempo, sono stati apprezzati in sede di tirocinio e hanno ottenuto buoni risultati negli esami di idoneità professionale. Alla luce delle convenzioni vigenti tra le scuole e l’Ordine dei Giornalisti, le giustificazioni date destano sospetti.
Infatti, ogni Scuola, nel rispetto dei quadri di indirizzo dell’Odg, può ammettere ai corsi da un minimo di venti allievi ad un massimo di trenta. La Scuola di Bologna ha optato per un minimo di venticinque, alzando in tal modo il valore della retta comminata a ciascun allievo. In ogni modo, sembra strano che la scuola non sia riuscita a trovare altri due aspiranti giornalisti per raggiungere la fatidica soglia legale. Dietro la facciata degli “alti standard di ammissione”, potrebbero esserci motivazioni di natura economica. Risulta fin troppo facile pensare che ammettendo venticinque studenti la scuola non ricava dalle tasse quello che otterrebbe con trenta alunni.
Altri interrogativi sorgono in relazione alla pubblicazione del Bando di iscrizione. Solitamente i Bandi restano aperti per tre mesi, ma nel nostro caso l’avviso è stato chiuso solo dopo 23 giorni, quasi del tutto compresi nel periodo natalizio. Non convincono neppure i contenuti del Bando, in particolare i punteggi attribuiti ai titoli di studio richiesti. Oggetto di proteste sono i 15 punti conferiti per il titolo di laurea. Ma considerando che esistono due tipi di lauree (triennale e specialistica), non era meglio specificare quale delle due fosse più importante, anziché dare dimostrazione di pressapochismo?
Sarebbe interessante sapere se gli studenti, nel caso in cui venisse avviata un’altra selezione, sarebbero costretti a sostenere nuovamente gli esami e, cosa ancora più grave, a pagare un’ulteriore tassa. In una lettera indirizzata al direttore Donati, al rettore dell’Università e ai presidenti degli Odg regionali e locali, 14 dei 23 iscritti chiedono che l’idoneità registrata per il Master bolognese sia tenuta in considerazione ai fini dell’iscrizione in altre Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine nazionale. Ma da Donati non sono arrivate repliche. La risposta di Enzo Iacopino, presidente dell’Odg, è stata sibillina: “Il Master non è partito perché noi non abbiamo concesso l’autorizzazione”.
Una vicenda come quella di Bologna non fa bene alla reputazione delle Scuole di giornalismo che, già poco frequentate per gli altissimi costi che richiedono, a quanto pare peccano anche di funzionalità. Forse sarebbe il caso di rimodernarle, o quantomeno di aprire nuove vie per l’accesso alla professione.

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