Il premier Monti esclude tentennamenti o la volontà di posticipare o rinviare alcuni capitoli del decreto liberalizzazioni. A leggere il decreto con l’occhio della “entrata in vigore”, la rivoluzione a 360 gradi del Cresci-Italia in alcuni casi è in corso, in altri scalda i motori, in altri ancora è molto al di là da venire. E spesso si rimanda a regolamenti, decreti, convenzioni, pareri.
SUBITO IN VIGORE
Ai blocchi di partenza, pronti a scattare da quando il decreto sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, troviamo molte norme. Tariffe abrogate per i professionisti che ora hanno l’obbligo di preventivo e di assicurarsi sui danni eventuali al cliente e hanno la possibilità di accedere ai Confidi. La tabella notarile si arricchisce di 500 posti. I giovani possono aprire una Srl con un euro. I benzinai possono vendere anche alimenti, tabacchi e giornali. Parte subito anche la class action semplificata e il potere di “antitrust” esercitato da Palazzo Chigi sugli enti locali.
ENTRO SEI MESI
Se allarghiamo l’orizzonte ai prossimi sei mesi, altri importanti provvedimenti vedranno la luce. A partire dalla nuova Authority dei trasporti, che si chiamerà Autorità per le Reti, e avrà dei super-poteri, dalle licenze delle auto bianche alle regole di scorporo della rete ferroviaria da Fs, passando per le nuove concessioni autostradali da regolare con il metodo del “price cap”. Il Tribunale per le Imprese sarà attivo tra 90 giorni.
ENTRO IL 2012
Entro la fine dell’anno il governo provvederà a emanare i decreti e i regolamenti indispensabili ad escludere alcuni settori dalla piena libertà di aprire negozi, imprese, attività economiche senza “limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell’amministrazione”.
DOPO IL 2012
Nell’ambito delle professioni, il tirocinio sarà per tutti di 18 mesi e, di questi, un semestre potrà essere avviato già durante i corsi universitari (nel triennio o nel biennio di specializzazione) o, dopo la laurea, presso amministrazione pubbliche. La disposizione tuttavia è “appesa” alla Convenzione quadro che il ministro dell’Istruzione dovrà chiudere con il ministro dell’Università e con quello per la Pubblica amministrazione.
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