L’atto di indirizzo sul pluralismo dell’11 ottobre, approvato dalla Commissione di Vigilanza Rai, vieta la rappresentazione di vicende giudiziarie in corso, l’uso strumentale del pubblico e del televoto. Il motivo? Influenzerebbero i telespettatori condizionandone “in maniera non riconoscibile” la percezione dei contenuti del dibattito; gli applausi e l’utilizzo di particolari “controcampi” discrediterebbero le tesi argomentate; inoltre non sarebbe giusto spacciare un televoto per un sondaggio in quanto il televoto è privo di valore statistico.
Dunque la ricostruzione, soprattutto quelle con attori professionisti, di vicende giudiziarie, qualche applauso e lo snocciolamento di qualche sondaggio avrebbero un effetto ipnotizzante e subliminale tale da essere vietati.
Per Vincenzo Vita (Pd) è una norma che risente del caso Santoro (che le utilizzava spesso in Annozero), inoltre sarebbe “gravissimo soprattutto per l’autonomia della Rai”, continua Vita. L’ex Ministro delle Comunicazioni Gentiloni crede sia un “mezzuccio” per bloccare il diffondere di intercettazioni scomode; “non si può vietare alla Rai quello che non è vietato in altre emittenti, la legge viene prima delle nostre decisioni, finché la pubblicazione delle intercettazioni è legale è una norma che non ha senso”, aggiunge Gentiloni.
La questione delle “docufiction” è vecchia. Già nel 2009 non si vedevano di buon occhio le rappresentazione sul caso D’Addario, Ruby e Raiset andate in onda su Annozero. Ci fu una circolare dell’allora dg Mauro Masi che ne vietava l’uso e il cda votò all’unanimità il provvedimento dando l’incarico a Masi di regolamentare, in modo più specifico, la materia. Non mancò il benestare del presidente Rai Garimberti e del Consiglio Nazionale degli Utenti (organismo dell’Agcom), volti a scongiurare l’ipotetica drammatizzazione e la ricostruzione arbitraria delle vicende giudiziarie.
L’Idv la pensava in altro modo: “la decisione del cda di non mandare in onda docufiction su vicende giudiziarie è il primo passo per arrivare al divieto assoluto la televisione pubblica di occuparsi di vicende giudiziarie in quanto tali, si tratta di un atto volto a restringere ulteriormente la libertà di informazione di una televisione pubblica già fin troppo controllata dal potere politico”, affermò Silvana Mura. Non mancò l’opinione di Santoro: “Non ci sono leggi, sentenze o regolamenti di qualsivoglia autorità che impediscano di fare cronaca giudiziaria con l’uso di attori. Siamo convinti che sia necessario tutelare il diritto di cronaca, la libertà e la creatività di ogni trasmissione”.
Egidio Negri