Lo scenario e’ quello di San Sepolcro. Congresso dell’Italia dei Valori. Ed Enzo Iacopino attacca: “La situazione di giornalisti pagati 5 euro ad articolo é molto diffusa. Ma vi assicuro che ci sono casi di pezzi pagati 50 centesimi. La politica ancora non ha capito che l’informazione é un alimento necessario per la sopravvivenza democratica del Paese. Purtroppo questa consapevolezza politica non c’é, anche se bisogna riconoscere che ultimamente da parte del Governo c’é stato uno sforzo che va in questa direzione”.
Cosí Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, nel suo intervento di sabato 4 ottobre, alla Convention dell’Italia dei Valori di Sansepolcro. “Il punto che non si vuole ancora accettare – ha aggiunto Iacopino – é che il problema di fondo da affrontare é quello degli editori. Gli editori dei giornali si occupano anche di case di cura, di costruzioni, di fabbriche di automobili eccetera. E usano i giornali per moltiplicare i loro affari, che hanno saldo positivo, mentre scaricano i costi della crisi sui giornalisti”.
Sul tema é intervenuto anche il Segretario Nazionale di Italia dei Valori Ignazio Messina: “Il diritto al pluralismo informativo é una componente essenziale della libertá di espressione e principio fondamentale e costituzionalmente riconosciuto della nostra societá. L’impegno del Governo ci sembra andare in direzione del sostegno e dell’incentivo alla valorizzazione delle professionalitá. Il decreto Lotti sull’editoria rappresenta un passaggio importante ed innovativo che pone attenzione su un settore in crisi” , ha dichiarato Messina alla presenza tra gli altri di Luca Lotti (Pd), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione, riferendosi all’accordo sull’equo compenso stilato tra Governo, Fieg e Fnsi il 19 giugno, che stabilisce un minimo di 20,88 euro lordi a pezzo.
Accordo fortemente criticato dall’Ordine dei Giornalisti: “Sapete che hanno fatto gli editori dopo il 19 giugno, quando é stato stilato l’accordo sull’equo compenso?”, ha detto Iacopino. “E badate che parliamo di 3000 euro l’anno, attenzione. Sapete che hanno fatto? Hanno ridisegnato il menabó. Cioé, sui giornali adesso esistono solo gli articoli di apertura che hanno il numero di battute minime per ottenere l’equo compenso! E gli articoli piú corti? Gli editori chiedono che vengano scritti gratis!”.
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