I veri giornali di partito non sono una casta. Siamo un giornale dipartito. E lo sosteniamo con orgoglio, come è giusto sostenere ogni voce libera in un paese che si definisca democratico. Siamo un quotidiano di partito, che al pari di altri quotidiani di partito fatica a uscire in edicola ogni giorno mantenendosi ai livelli di grandi quotidiani che possono invece contare su notevoli introiti pubblicitari. Ma siamo un giornale vero. Comunque, tra mille difficoltà, ogni giorno in edicola.
La premessa è fondamentale, perché in tempi di lotta agli sprechi, di riordino delle spese della pubblica amministrazione e di taglio dei contributi statati all’editoria, opporsi alla decisione di questo governo (ma anche del precedente) di ridurre i fondi destinati anche a noi, agli occhi dei più equivale a sembrare privilegiati che non vogliono perdere i privilegi. Ebbene, dell’intero ammontare che ogni anno lo Stato mette a disposizione per l’editoria in generale (circa 700 milioni di euro) ai giornali di partito quelli per i quali la raccolta pubblicitaria è quasi un tabù – ne vanno una piccola parte: poco più di 20 milioni. La fetta più grossa fatte salve le situazioni anomale di giornali fantasma o giornali di partiti praticamente inesistenti – finisce sotto forma di finanziamenti indiretti, quale contributo statale alla postalizzazione delle copie in abbonamento, a grandi giornali o gruppi editoriali che talvolta nulla hanno a che vedere con il pluralismo dell’informazione o che magari a fine anno distribuiscono utili ai propri azionisti.
Di questo si è discusso anche in sede di Federazione nazionale della Stampa lunedì, con altri colleghi dei comitati di redazione di quotidiani politici e di idee. Nessuno vuole mettere in discussione la necessità di far luce su eventuali “appropriazioni indebite” di fondi pubblici, ma vale la pena di sottolineare come operare tagli più o meno indiscriminati con effetto retroattivo nel corso di una gestione di bilancio annuale ormai consolidata minaccia non solo il pluralismo dell`informazione, ma soprattutto la sopravvivenza stessa di alcune testate. Quello del comitato di redazione de la Padania non vuole essere un grido d’allarme, anche se il nostro quotidiano da un anno vive nel guado di uno stato di crisi dal quale tenta di uscire non senza profondi sacrifici. Vuole essere – al pari di quanto emerso nella riunione del Coordinamento dei comitati di redazione dei giornali di partito e di idee – la base di partenza per un dialogo aperto con le rappresentanze governative. Il Coordinamento (del quale fa parte anche il comitato di redazione de la Padania, in un comunicato stampa prende atto positivamente della disponibilità manifestata dal sottosegretario Paolo Bonaiutí a raccogliere le osservazioni delle parti sociali e di tutti gli attori interessati alla riforma dell`editoria. A tale fine chiede un incontro urgente per apportare le modifiche necessarie a scongiurare gli effetti negativi dei regolamento che il governo trasferirà alle commissioni parlamentari competenti.
Per questi motivi la Frisi ed il Coordinamento nazionale dei comitati di redazione dei “Giornali di partito e di idee” hanno indetto una conferenza stampa per oggi giovedì 2 ottobre alle ore 12 nella sala stampa della Camera.