«La Rai spegne i sordomuti», titolava Libero pochi giorni fa, sulla scia della campagna contro il servizio pubblico e relativo canone messa in atto dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.
Effettivamente le argomentazioni si sprecano.
Il Contratto di servizio Rai per il triennio 2010-2012 prevede che il 60% dei programmi venga sottotitolato. La percentuale, nell’anno in corso, dovrebbe salire al 70%. Tuttavia Viale Mazzini si ferma ad un misero 30%. L’associazione Luca Coscioni (organizzazione che, tra i suoi obiettivi, tutela i diritti delle persone disabili) ha denunciato la mancanza all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, sottolineando che il nuovo Contratto di servizio prevede un incremento del «volume della programmazione sottotitolata fino al raggiungimento nel 2012 di una quota pari ad almeno il 70% della programmazione complessiva delle reti generaliste tra le ore 6,00 e le ore 24,00, al netto dei messaggi pubblicitari e di servizio». Inoltre è previsto un incremento «della sottotitolazione ai diversi generi di programmazione inclusi i programmi culturali, di attualità, di approfondimento politico, di sport e di intrattenimento».
«La condotta della Rai nel violare gli obblighi del contratto di servizio ha alterato la naturale relazione tra il pagamento del canone e la funzione del servizio pubblico, dato che a seguito del pagamento dell’imposta da parte dei disabili sensoriali non ha fatto seguito un servizio adeguato», è la denuncia dell’associazione Coscioni all’Agcom. Di conseguenza i sordomuti non dovrebbero pagare il canone visto che non possono usufruire di ampie fette di programmazione, come i tg regionali e le edizioni di Rai News. Inoltre, i sottotitoli, quando ci sono, risultano sgrammaticati ed hanno una punteggiatura e una simbologia che li rende incomprensibili.
C’è da precisare che la polemica sul canone per i sordomuti non è un’invenzione di Libero, ma ha radici antiche. «È assurdo che individui già disagiati debbano accollarsi anche l’intera spesa del canone», dichiarava il Corecom del Piemonte e del Friuli Venezia Giulia nel lontano 2002. «La Rai faccia un concreto gesto di buona volontà nei confronti di queste persone esonerandole dal pagamento del canone, almeno fino a quando nuovi strumenti tecnologici consentiranno loro di ricevere un servizio pienamente fruibile», precisò Pierumberto Ferrero, presidente del Corecom del Piemonte. Nel 2002 si parlava di strumenti tecnologici per migliorare la fruizione universale dei contenuti, dunque anche per i disabili sensoriali. La stessa promessa di migliorie c’è anche nell’attuale Contratto che promette una «ricerca tecnologica al fine di favorire l’accessibilità all’offerta multimediale alle persone con disabilità, in collaborazioni con enti, istituzioni e associazioni del mondo delle persone con disabilità».
Una promessa rimasta sulla carta e nelle buone intenzioni dei dirigenti.
Emblematica è la recente richiesta di una signora sordomuta di non pagare il canone perché non riesce a seguire il programma “Porta a Porta”, trasmissione di informazione e approfondimento giornalistico non sottotitolata. Per i legali della signora si tratta di una forma di discriminazione che dovrebbe tradursi in un’esenzione dal pagamento del canone.
Ma si sa, Viale Mazzini ha bisogno di soldi… anche in barba alle discriminazioni.
Egidio Negri
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