I SINDACATI PROTESTANO MENTRE LA RAI SPRECA

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I sindacati protestano per la gestione inefficiente dell’azienda. Intanto la tv pubblica spende 100 mila euro per seguire la trasferta di Monti in Asia.
Tra sindacati e Rai c’è tensione. Qualche settimana fa Riccardo Ferrara, esponente della Slc Cgil, ha denunciato la situazione precaria di 15 mila lavoratori senza contratto.
«La Rai non può pensare di raggiungere il pareggio di bilancio solo con i 7-8 milioni di risparmio dei lavoratori», affermò Ferrara.
Per la Slc Cgil, il sindacato dei lavoratori non giornalisti, la Rai, con la non ben definita «razionalizzazione delle componenti variabili della retribuzione», avrebbe intenzione di ammortizzare il piano di austerità sui lavoratori.
Ad appena un giorno dalla scadenza formale dell’attuale cda Rai le parti sono ancora distanti.
La Slc Cgil, insieme alla Fistel Cisl e alla Snater, criticano l’operato dell’azienda negli ultimi 3 anni, accusando la tv pubblica di spreco e immobilismo.
«Non è stato possibile rinnovare il contratto, tantomeno modernizzare i processi e i modelli produttivi, mentre gli sprechi e gli errori nelle scelte editoriali sono stati economicamente dirompenti», dichiarano i sindacati.
Le associazioni di categoria denunciano uno scollamento tra la realtà produttiva e i vertici gestionali: «il cda deve prendere atto del proprio fallimento e consentire, a chi arriverà dopo, di trovare una condizione recuperabile. Dai lavoratori si pretendono, per chiudere un rinnovo contrattuale pessimo, 7 milioni con tagli di istituti contrattuali; mentre il cda ha quantificato una perdita triennale di 168 milioni».
L’analisi dei sindacati è precisa. Vengono sottolineati i comportamenti autolesionisti della Rai, come la chiusura di Annozero, che avrebbe sottratto alle casse circa 10 milioni, e la trasmissione di Sgarbi, costata 8 milioni e interrotta dopo solo una puntata. Infine c’è il mancato rinnovo del contratto con Sky che farebbe perdere ben 350 milioni in 7 anni.
Dunque da una parte tagli e cinica austerità, dall’altra sprechi. Libero, come non mai, mette il coltello nella piaga. Il quotidiano di Belpietro ci informa che la Rai ha mandato 11 persone (troppe?), tra giornalisti ed operatori, per seguire la trasferta di Monti in Asia.
Tutte le testate, Tg1, Tg2, Tg3, Gr hanno voluto mandare il proprio inviato. Solo Televideo e Rai News hanno rinunciato al viaggio (magari per abituarsi alla loro convergenza, insieme a Rai International, nel canale all news). C’è da precisare che Mediaset, Sky e TgLa7 non hanno mandato inviati. Le tre reti private si accontenteranno delle immagini internazionali e delle agenzie di stampa.
Come giustificare una simile attenzione della Rai per il viaggio del premier in Oriente?
Probabilmente ogni testata vuole dare il suo contributo originale, senza appiattirsi su un’unica interpretazione. Insomma in nome del servizio pubblico che ha il compito di dare ai cittadini una visione più ampia possibile dell’evento. Forse.
Per Libero si tratta di «gelosie, ripicche, guerre tra bande» in attesa della “temuta” Rai di Professori, proposta ieri da Monti. A ognuno la sua interpretazione.
Il quotidiano di Belpietro racconta anche una “succosa” curiosità: nell’aereo del premier c’erano solo 3 posti riservati alla Rai. Magari bastavano quelli?
Il duro compito della scrematura è toccato all’associazione della Stampa parlamentare. Solo l’inviato del Tg1, con relativo operatore, e il giornalista del Gr Radio hanno condiviso il volo con Monti. Gli altri non si sono arresi e hanno ripiegato su un volo di linea.
L’inconveniente non ha impedito al Tg2 e al Tg3 di “gareggiare” con il tg dell’ammiraglia.
Ma quanto ci costa questo zelo della Rai per i discorsi del premier con i leader asiatici?

Dagospia ha fatto i conti in tasca alla tv di Stato e ha affermato che l’avvenimento costerà circa 100 mila euro, di cui 35 mila solo di aereo. La Rai non ha smentito.
Non ditelo ai sindacati!
Egidio Negri

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