Il sindacato dell’informazione e dello spettacolo trova l’unità sulla riforma del mercato del lavoro. Con una secca critica al modello proposto dal governo e la volontà di cambiare “gli aspetti più odiosi della manovra”. Le segreterie di SIc-Cgil, Fistel-CisI e Uilcom-Uil fanno riferimento a una “traccia” di documento governativo ed elencano i punti ritenuti inaccettabili: la riforma “riduce i periodi previsti di mobilità, da tre anni a uno in generale e da quattro a uno per i lavoratori più anziani nel Mezzogiorno, promettendo, soprattutto in tempo di crisi, un aggravamento della condizione sociale per centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori”.
Inoltre, secondo i sindacati, la riforma “modifica strutturalmente quel modello misto di protezione sociale che permetteva l’accesso alla pensione attraverso lo strumento della mobilità”. E infine “cancella, di fronte a un giudice, la possibilità di reintegro dei lavoratori soggetti a licenziamenti economici”.
Inoltre, esiste una questione di metodo: “II governo ha deciso di andare avanti senza ricercare la mediazione e l’accordo con il sindacato”. Di qui, l’obiettivo di “aumentare la pressione sul Parlamento e sul governo al fine di cambiare gli aspetti più odiosi della manovra”.
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