I tagli del governo ai contributi pubblici a giornali in cooperativa e di idee. Decideranno nelle prossime settimane, nei primi giorni di agosto oppure a metà settembre. E poi sapremo se in questo paese la libertà e il pluralismo dell’informazione avranno un futuro. Oppure se II duopolio radiotelevisivo e i grandi gruppi editoriali saranno totalmente padroni di un mercato, peraltro già loro per oltre i190 per cento. E se il diritto dei cittadini a conoscere sarà pesantemente messo in discussione da una legge che impedirà la diffusione di qualunque notizia sulle inchieste giudiziarie fino al processo.
E il decreto “blindato” del ministro Tremonti, il decreto 112, “tagliatutto” come viene familiarmente chiamato in Parlamento, che rischia di cancellare in pochi mesi l’esistenza di decine di quotidiani e periodici che fruiscono del contributo dello Stato perché fanno capo a cooperative (come Rassegna Sindacale), fondazioni ed enti morali. Giornali ma anche radio e tv private che esprimono idee e rappresentano le opinioni di movimenti ed associazioni
Il decreto taglia di 87 milioni di euro il contributo a questi giornali che sarà erogato nel 2009 e di 100milioni di euro nel 2010, più di un terzo di quanto previsto per i due anni. Un intervento che impedirebbe la sopravvivenza di molte testate già oggi con i conti in bilico. Testate che non godono i favori del mercato pubblicitario, ma che sono radicate nella vita politica e sociale del paese.
La verità è che però molte aziende riescono a sopravvivere con le anticipazioni che le banche concedono rispetto ai futuri contributi.
I soldi che queste aziende avranno a fine 2008 saranno direttamente trasferisti alle banche stesse le quali però, nella migliore delle roteai, opererebbero un taglio all anticipo per il 2009 corrispondente alla riduzione del contributo previsto. Quindi molti giornali di idee ed edili da cooperative noti avrebbero il denaro sufficiente per pagare stipendi e fornitori già alla fine del 2008. Non sono in pericolo soltanto gli stipendi dei giornalisti e degli amministrativi.
Ma anche l’occupazione e la stessa sopravvivenza delle testate.
Tutto ciò mentre nemmeno un curo viene toccato dei contributi indiretti (tariffe postali, sconto sulla carta, servizi telefonici e delle agenzie di stampa ecc.) dei grandi gruppi editoriali quotati in Borsa che manterranno il finanziamento di 305 milioni, Salvo per intero il contributo di 20 milioni a Radio radicale, salvo per un servizio di cronache parlamentari già svolto dalla Rai. Insomma , l’editoria italiana è in ginocchio proprio mentre Tremonti e Bonaiuti preparano le valigie per le “meritate” vacanze. Questa è l’Italia che meritiamo. Tutti.
Vincenza Petta
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