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I PLAYER CAMBIANO STRATEGIA E SI LANCIANO SUL WIMAX. IL CASO MEDIASET FA RIFLETTERE

Prima che la campagna elettorale entri nel fuoco delle polemiche c’è un’infrastruttura invisibile, immateriale e relativamente poco costosa, di cui il Paese ha urgente bisogno: si chiama “broad band”, banda larga, vale a dire Internet veloce.
Tanto più che proprio domani si terrà al ministero delle Comunicazioni l’asta per l’assegnazione delle frequenze Wi-Max, la connessione senza fili, per collegare le zone tuttora scoperte come quelle montane e rurali. E si tratterà anche qui di garantire che un bene pubblico come l’etere venga gestito correttamente, piuttosto che essere sfruttato per interessi privati.
Parliamo cioè di quelle ” autostrade informatiche” che servono certamente più della controversa autostrada della Maremma. Di quella Rete intangibile che può rendere molto più delle licenze o dei condoni per costruire o sanare villettopoli, abusi edilizi ed ecomostri. Una ” grande opera” da completare e diffondere al più presto, per dare un impulso immediato all’economia nazionale, alla produzione e ai consumi, anche a costo di decretare una “moratoria”, di fornire una super-Internet gratis a tutti per un anno, di incentivare ulteriormenteracquisto dei computer o di promuovere l’alfabetizzazione digitale di massa.

Nell’ultimo anno e mezzo, sotto la guida di Paolo Gentiloni, il ministero delle Comunicazioni ha già avviato un programma imperniato sulla banda larga come “motore di sviluppo e servizio universale”. Ma al 30 giugno scorso ben 3.506 Comuni su un totale di 8.101 pari a circa un terzo del territorio, rientravano ancora nel cosiddetto “digital divide” (divario digitale), cioè non erano raggiunti dall’Adsl.

E il consuntivo, al 31 ottobre scorso, indica che è stata completata la progettazione preliminare per circa 1.790 chilometri di rete in fibra ottica; è stata elaborata la progettazione definitiva per circa 1.590 chilometri d’infrastrutture e quella esecutiva per oltre 1.430 chilometri, con un impegno di 78 milioni di euro d’investimento e l’apertura di 165 cantieri di scavo e posa in opera.
In un Paese con le caratteristiche orografiche dell’Italia, con tanti rilievi e tante isole, molto resta ancora da fare per azzerare definitivamente il “digital divide”. L’asta di domani per le frequenze Wi-Max sarà un passaggio complementare per estendere la connessione veloce senza fili anche alle aree più svantaggiate, difficilmente raggiungibili o poco remunerative, distribuite a macchia di leopardo sullo Stivale.

In questo caso, le “due Italie” non corrispondono infatti alla storica divisione tra Nord e Sud, ma alle differenze naturali del territorio: in una regione montuosa come il Piemonte, per esempio, i Comuni in “digital divide” sono 578 su un totale di 1.206 (48%), contro i 63 su 258 della pianeggiante Puglia (24%). Ed è già annunciato che il 2008 sarà l’anno della copertura integrale della banda larga in Sardegna.

Sono 179 le offerte iniziali presentate al ministero delle Comunicazioni per le 35 frequenze (o meglio, diritti d’uso) Wi-Max: 14 per le macro-regioni in cui è stata suddivisa la Penisola (due per ciascuna) e 21 su base regionale o provinciale. Al momento, l’ammontare complessivo è di 48 milioni e 800 mila euro, ma ora la gara procederà per rilanci competitivi. In Germania, sono arrivati alla fine a 60 milioni e in Francia a 120.
Elencate in una tabella pubblicata nel sito del ministero, le offerte sono state in totale 48. Nella lista finale figurano i principali operatori del settore, come Telecom, Wind e Fastweb, insieme ad altri soggetti tra cui Ariadsl Spa e Toto costruzioni. Ma spicca fra tutti la presenza di Elettronica Industriale, una società del gruppo Mediaset, che partecipa all’assegnazione delle frequenze sia perle macro-regioni sia per le altre aree regionali o provinciali. Tanto da suscitare, oltre alla sorpresa iniziale dell’Autorità sulle Comunicazioni, l’allarme dei concorrenti minori in ordine all’esito della gara.

Serio interesse di Mediaset per il Wi-Max corrisponde alla volontà di diversificare il proprio impegno, dalla televisione a Internet, in caso di aggiudicazione questo rientrerebbe nell’esercizio dei suoi diritti. Ma se invece le frequenze fossero usate solo per trasportare il segnale per la televisione digitale terrestre, come temono alcuni, ciò contrasterebbe con gli scopi previsti dal bando di gara.

Nello stesso disciplinare d’asta, infatti, si legge all’articolo 3.1 che le frequenze in questione non possono essere utilizzate “per servizi di fornitura di rete di comunicazione elettronica” e quindi per la trasmissione televisiva. C’è il sospetto, invece, che anche il Wi-Max possa servire a Mediaset per sfruttare a fini pubblicitari le sinergie fra tv, Internet e fonia, rafforzando ulteriormente la sua posizione dominante sul mercato nazionale delle telecomunicazioni. (Giovanni Valentini)

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