due anni dall’avvento del digitale terrestre la situazione delle televisioni locali è ancora in salita. Il 90% dei veneti guarda le reti nazionali (prima la Rai con il 31,5% di share, seconda Mediaset con il 23%, terza La7 con il 14,5% e quarto Sky, con il 7,5%) e il 51% che si sintonizza anche o solo sulle emittenti private è pubblico adulto, dai 56 anni in su. Soprattutto pensionati e casalinghe, che scelgono le tv della loro regione in media per una o due ore al giorno, dalle 19 in poi. Il 96% predilige i tg, il 32% lo sport, il 31% i talk show e i programmi di informazione politica. Ma i giovani, in particolare gli under 30, bocciano il piccolo schermo con un sonoro 4 in pagella, perchè preferiscono informarsi sul web. Lo rivela la ricerca «Televisione e nuove tecnologie in Veneto», commissionata dal Corecom al Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, che ha intervistato 677 residenti tra i 18 e 19 anni.
Il dato più rilevante è proprio che l’85% dei veneti sotto i 30 anni utilizza i contenuti multimediali della rete, contro il 42% degli over 65. E allora gli editori si sono organizzati, riproponendo l’informazione video sui rispettivi siti Internet. «Da quattro anni stiamo investendo molto nelweb, che ci consente di recuperare il pubblico giovane — conferma Luigi Vinco, amministratore delegato di Telenuovo— e i risultati sono ottimi. “Spacchettiamo” i telegiornali e selezioniamo i servizi che possono interessare la fascia under 30: così facendo non abbiamo perso pubblico nel passaggio dall’analogico al digitale. Un cambiamento inevitabile e alla fine positivo, nonostante i massicci investimenti che ha comportato, circa 3/4 milioni per ogni emittente locale, riassorbibili nel tempo, non certo in due anni ». Resta però il problema di un 34% di veneti che denuncia ancora difficoltà di ricezione del segnale, perchè vanno ritarate le antenne centrali. Il 54% del campione apprezza però il notevole aumento di canali gratuiti portato in dote da questa rivoluzione. «Una parcellizzazione dell’offerta che penalizza i network nazionali, non noi — precisa Thomas Panto, editore di Antenna 3, altro gruppo dotato di sito che garantisce anche il live —. Facciamo gli stessi ascolti del 2010, solo con un po’ più di fatica: oggi raccolgo i medesimi utenti con tre canali, prima con uno solo. Ma lo share non è cambiato, così come le abitudini della gente: chi guardava il nostro tg continua a farlo, magari si sintonizza su un canale diverso per il film di prima serata.
La battaglia non è fra tv della stessa piattaforma, ma con Sky. Benvengano dunque nuovi contenuti che arriscono il digitale a scapito del satellite». Le emittenti locali però devono fare i conti anche con il calo di pubblicità indotto dalla crisi, che aggrava i costi legati all’addio all’analogico. E così è sparita Tne, il cui marchio è stato acquisito da Rete Veneta, mentre Telechiara, destinata a chiudere, potrà salvare con l’ingresso di un nuovo socio solo il 50% dell’organico. «La verità è che prima eravamo aziende, ora siamo precari — riflette Giorgio Galante, editore di 7 Gold Telepadova— abbiamo ancora autorizzazioni provvisorie, avanziamo soldi dal governo e aspettiamo i nuovi bandi per il Nord. Entro l’anno verranno ridistribuite le frequenze, perchè dal 61 al 69 sono state vendute alle compagnie telefoniche, per la banda larga. In più viviamo una rivoluzione tecnologica continua, le attrezzature acquistate all’inizio di questo cambiamento non funzionavano come previsto, perciò abbiamo dovuto cambiarle, con ulteriori spese. Insomma, il digitale è fatto per le tivù nazionali, noi stiamo resistendo, ma è una guerra. Siamo in prima linea con l’elmetto, combattiamo tutti i giorni e purtroppo non è vero che gli ascolti sono salvi: le locali hanno perso almeno il 3%-4%, le nazionali il 10%-12%».
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