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I GIORNALISTI E IL CENTROSINISTRA: MEDIASET STIA LONTANA DA LA7. MA LA LEGGE COSA DICE?

L’interessamento del Biscione non è stato gradito, quasi da tutti. Mentana: «Mi dimetterei, ma non andrei al Tg1. Per La7 serve un editore “asessuato”». Fnsi: «Si rischia di contrarre i poli della tv italiana». Cdr La7: «Pluralismo a rischio». Gentiloni: «Va contro le leggi Antitrust». Mediaset: «Troppo vincoli». E la legge permetterebbe l’acquisto? La Gasparri si. L’Antitrust no.
L’interesse di Mediaset per La7 non ha lascito indifferenti il mondo della tv, dell’informazione e della politica. L’esternazione più corposa l’ha avuta Mentana. La posizione del direttore del tg di La7 è di certo particolare. Egli è stato una star del biscione per 13 anni. Poi sono arrivate le “incompatibilità editoriali”. E Mentana fu licenziato. La goccia che fece traboccare il vaso fu il caso Luana Englaro. Il direttore era pronto per uno speciale. Ma andò in onda Il Grande Fratello. Mentana, nell’editoriale di ieri al tg di La7, è stato categorico:«Non sarei disposto a dirigere un tg per un editore col quale mi sono lasciato male. Mi dimetterei, per coerenze e dignità». E non è mancata una motivazione “futuribile”: «Se Berlusconi diventasse si nuovo Premier, avrebbe il controllo su tutto il panorama televisivo. Sarebbe troppo».
Ma il direttore ha analizzato, in un’ intervista al Corsera, anche le ragioni di mercato: «La7 ha successo perché è ed è stata diversa rispetto al tacito consenso del duopolio». Dunque, se “addomesticata” perderebbe il suo appeal. E poi l’emittente di TIMedia è improntata sull’informazione; e «non mi sembra che essa (l’informazione) rappresenti un asset fondamentale per Mediaset».
Mentana, inoltre, non ha preferenze per nessun possibile compratore. Neanche per De Benedetti, patron del gruppo Espresso e storico rivale del Cavaliere. Per il direttore «ci vorrebbe un editore non “sessuato” politicamente». Bisogna precisare che tale auspicio è improbabile, visto che ben altri 3 imprenditori (oltre a Mediaset) sono in qualche modo vicini alla famiglia Berlusconi. Parliamo di Cairo, Ben Ammar e il duo Sposito-Bassetti (per il fondo Clessidra).
C’è chi pensa che Mentana sia facendo pretattica per andare al tg1, visto che l’incarico del “super pensionando” Maccari scade a fine 2012. Ma il direttore ha cancellato ogni dubbio motivando così: «La Rai è ancora emanazione dei partiti».
Causa le “lusinghe” del Biscione, sono arrivate dure critiche anche dalle associazioni di categoria. La Fnsi ha sottolineato l’impotenza dell’attuale governo nel cambiare le regole della televisione: «La Gasparri è rimasta invariata; l’asta per le frequenze si è impantanata; e ora il rischio di contrarre ancora di più i poli della tv italiana».
Non meno duro il cdr della stessa La7: «L’operazione è nebulosa e piena di anomalie». Il cdr critica anche la decisione dei vertici di TIMedia di separare tv e frequenze. «Con la formula del tutto impropria e illegittima della cessione di ramo d’azienda, realizzata nel silenzio generale e con la sola opposizione del sindacato dei giornalisti, il disegno di smantellamento nei fatti è già avviato mettendo a rischio il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia, la stessa azienda e i posti di lavoro dei suoi dipendenti».
Si sono espresse anche alcune “stelle” di La7. Paolo Ruffini, direttore di rete, ha dichiarato che un interessamento di Mediaset crea un serio problema all’Antitrust.
Per Luca Telese, conduttore di In Onda, sarebbe una «follia anche dal punto di vista del marketing. La7 perderebbe la sua “biodiversità”, la quale è indispensabile al mercato, anche per il centrodestra».
Gad Lerner, conduttore de L’Infedele, è stato più pratico: «Si tratta solo di un’azione di disturbo per guardare i nostri conti. E poi Mediaset non avrebbe le risorse necessarie».
Il mondo politico non poteva rimanere indifferente, visto che nel nostro paese “quando si dice tv si pensa quasi sempre politica”. Come era facile prevedere, sono particolarmente irritati gli esponenti del centrosinistra.
Vincenzo Vita, sempre del Pd, ha “minacciato” delle interrogazioni parlamentari. Per Belisario, presidente dei senatori dell’Idv, è «una sciagura da evitare». L’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, del Pd, ha dichiarato che Mediaset, semplicemente, non può acquistare La7 per i vincoli imposti dall’Antitrust. Dal centrodestra nessuna risposta. Unico a parlare un membro del cda di Mediaset, Michele Perini, vicino al Pdl: «Di vincoli ce ne sono fin troppi, così non si può lavorare». Il bello è che l’hanno pensato anche molti giornalisti.
Ma al di là delle opinioni, cosa dicono le leggi vigenti? Mediaset può, se vuole, acquistare La7? In effetti la situazione non è chiarissima. Il testo unico sulla radiotv, che accoglie in sé la legge Gasparri, lo permette. Il tetto massimo stabilito dal Sic (sistema integrato delle comunicazioni) stabilisce un tetto del 20%. E la corazzata di Mediaset non dovrebbe superare il 10%. Quindi c’è spazio per altri canali. Tuttavia le leggi dell’Antitrust, sia italiane che dell’Ue, nonché la delibera 181/2009 dell’Agcom, pongono un limite di 5 multiplex. E tale vincolo sarebbe più difficile, ma non impossibile, da superare.

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