Sono passati pochi anni, ma sembrano ere glaciali, da quando la rete sembrava la nuova vera frontiera del pluralismo. I motori di ricerca, i social network un modo per conoscere prima, per conoscere meglio, per essere sempre informati, in maniera completa. Con il passare degli anni è emerso il ruolo preponderante dei giganti di Silicon Valley che sono diventati veri e propri Stati.
A differenza delle multinazionali dell’economia del secolo scorso, queste società non hanno avuto bisogno di trovare un punto di sintesi con i mezzi di comunicazione di massa e con la politica, trasformandosi loro stessi in attori politici in grado di orientare il pensiero. L’esigenza dei giornali e dei mezzi tradizionali di essere presenti su mezzi che coprivano miliardi di persone, con la ricerca di una buona indicizzazione si è ben presto trasformata nella richiesta di avere un compenso equo rispetto ai ricavi che i giganti di Internet realizzano attraverso i contenuti prodotti dai giornali. L’Unione europea aveva introdotto l’obbligo, recepito dalla legge italiana con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177, a carico dei grandi player di Internet di riconoscere, per l’appunto, un equo compenso ai produttori dell’informazione.
Le trattative avviate hanno sinora prodotto offerte agli editori al tal punto risibili da apparire offensive. Ma giustamente i grandi attori di Internet si sono accorti che anche grazie all’intelligenza artificiale i contenuti dei giornali servono a poco. Perché indicizzare, e remunerare, un articolo di un giornale indipendente, quando lo stesso articolo lo si può avere grazie all’intelligenza artificiale? E mentre gli editori, con la miopia che ha caratterizzato la gestione dei giornali negli ultimi 30 anni, inseguono l’intelligenza artificiale, che sicuramente è intelligente, ma non artificiale, in quanto si parla di algoritmi scritti da programmatori con specifici obiettivi economici e politici, a Silicon Valley si stanno organizzando per abbandonare i giornali alla loro sorte.
Non è un caso se il traffico indirizzato dai motori di ricerca e dai social network negli ultimi anni è crollato. Insomma, mentre i giornali inseguono, giustamente, il digitale, le poche società che decidono il futuro del digitale spostano il baricentro. Con buona pace della vera informazione.
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