I fonografici trascineranno Facebook in tribunale. L’Afi, l’associazione dei fonografici italiani, ha annunciato nei giorni scorsi di aver affidato mandato allo studio Lipani, Catricalà e partners per l’utilizzo non autorizzato dei suoi associati e mandanti. La decisione, secondo quanto ha riferito in una nota il presidente Afi Sergio Cerruti, era diventata ormai inevitabile per “vedere riconosciuto una volta per tutte il corretto equilibrio di mercato e la fine di un periodo di conclamati abusi e soprusi da parte del gigante dei social media, oggi rinominato Meta Platforms”.
Cerruti ha spiegato: “Contrariamente ai personalismi emersi sul tema, frutto di sensazionali dichiarazioni tecnicamente inesatte e sicuramente fuori luogo espresse da Presidenti di altri organismi di rappresentanza, il nostro solo e unico scopo è quello di provare a riequilibrare il mercato a favore anche degli interessi nazionali, in particolare delle piccole e medie imprese del nostro Paese che non vogliono e non devono sottostare a un sistema che impone loro di rivolgersi ad associazioni estere per vedere riconosciuti diritti che ad oggi vengono già gestiti ad intermediati per loro, come da norma di legge, da Associazioni italiane, tra cui la stessa Afi”.
Una stoccata, da parte dei fonografici alle authorities criticate per essere state immobili su Facebook: “Mi dispiace che per l’ennesima volta sia stato necessario chiamare in causa avvocati e studi legali per una situazione che oltre essere ampiamente conosciuta da chi la esercita è altrettanto compresa da Agcm e Agcom le Autorità che vigilano sul mercato e sul nostro settore, le quali fino a oggi non hanno avuto il giusto stimolo per affrontare la big company americana Meta, come se l’applicazione delle norme relative alla concorrenza e alla libertà d’impresa dipenda dalla dimensione delle parti coinvolte e non dalla quantità e qualità dei diritti violati”.