Si inasprisce a sinistra lo scontro sulla cessione del quotidiano Il Domani al Gruppo Spallanzani. Il Pd si schiera con la Cgil nell’affondo contro la «trattativa discutibile» portata avanti da Legacoop. «La Cgil ha sollevato temi indubbiamente fondati», dice il coordinatore Raffaele Donini, che agita lo spettro della cessione di Rete 7 nel 1998 da Coop Adriatica a Giuseppe Gazzoni Frascara (l’emittente, da quel momento, appoggiò convinta la corsa di Guazzaloca, ndr). «La rinuncia del movimento cooperativo ad impegnarsi nel settore dell’informazione, come già accaduto in ambito televisivo nel 1998 — sottolinea Donini— rappresenta indubbiamente una scelta legittima, ma è naturale che se ne discutano motivazioni e percorsi». Il segretario della Cgil Cesare Melloni, intanto, accusa Legacoop di «mancanza di rispetto» verso il sindacato. «Noi continueremo a fare il nostro lavoro — dice Melloni — ci troviamo di fronte a un passaggio di proprietà fatto in difficoltà economiche, vorremmo capire se le soluzioni alternative rispondono alle aspettative di salvaguardia dei posti di lavoro». La guerra di posizioni tra Pd, Cgil e Legacoop, come se non bastasse, innervosisce il direttore del gruppo editoriale È tv, Giovanni Mazzoni. «Valuteremo la prossima settimana con gli azionisti se è il caso di andare avanti», dice Mazzoni, ma le ultime polemiche «vanno a complicare la situazione». Da parte loro, intanto, i giornalisti de Il Domani sono pronti a uno sciopero di tre giorni se entro il 30 settembre non arriveranno dalla proprietà «risposte concrete circa il mantenimento dell’organico del comparto giornalisti». La redazione, comunica infatti il Cdr del quotidiano, resta «fortemente preoccupata» sul mantenimento dei 16 giornalisti della testata e chiede garanzie concrete al presidente Legacoop Gianpiero Calzolari. Sullo sfondo resta il nodo dell’orientamento politico che il quotidiano delle cooperative assumerebbe passando al Gruppo Spallanzani proprio alla vigilia delle elezioni amministrative: rumors insistenti parlano però di un accordo per garantire la stessa linea almeno fino alle urne. (Corriere Bologna)
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