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I dati Aie: nell’anno della pandemia in Italia cresce il mercato dei libri

Nell’anno della pandemia, l’editoria di varia (libri di narrativa e saggistica e per bambini e ragazzi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, ebook e audiolibri) è cresciuta del 2,4% raggiungendo gli 1,54 miliardi di euro a prezzo di copertina. Si tratta di una delle migliori performance a livello europeo, “grazie all’impegno degli editori – che nei mesi più difficili hanno continuato a investire -, dei librai, del Governo e del Parlamento che hanno varato un vasto piano di aiuti e scelto di considerare per la prima volta il libro bene essenziale, permettendo così di tenere aperte le librerie durante i lockdown”, ha anticipato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) e vice presidente della Federazione degli editori europei (FEP) Ricardo Franco Levi. Levi illustrerà i dati principali dell’analisi di mercato realizzata dall’Ufficio studi AIE in collaborazione con Nielsen in occasione della giornata conclusiva del XXXVIII Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri (il comunicato è in allegato).

Nell’anno della pandemia l’Italia chiude con il segno più. Nel 2020 le vendite di libri cartacei sono cresciute dello 0,3% a prezzo di copertina, toccando 1,43 miliardi. La crescita è ancora più marcata, pari al 2,4%, se si considerano e-book (cresciuti del 37% a 97 milioni) e audiolibri (+94%, 17,5 milioni). Grazie a questi aumenti, la lettura e l’ascolto digitale valgono oggi il 7,4% delle vendite del comparto varia.

Ancora più significativa la crescita in termine di copie (+2,9%), dove il +36,6% degli e-book ha più che compensato il leggero calo delle copie di libri (-0,8%). Nel complesso, gli italiani hanno acquistato 104,5 milioni di libri, al netto degli audiolibri per i quali non possiamo avere un valore “a copia”, perché in prevalenza acquistati in abbonamento.

La crescita dell’online. Dietro questi numeri positivi si cela, tuttavia, uno scenario complesso. Le librerie – e più in generale i canali fisici – cedono quote di mercato all’online che dal 27% del 2019 cresce fino al 43%. Da segnalare la concentrazione di una larga fetta delle vendite nelle mani di un solo operatore. I canali fisici, però, hanno recuperato terreno rispetto all’online nel corso dell’anno, passando dal 52% di aprile al 57% di fine dicembre. In questo panorama, è da sottolineare la particolare difficoltà delle librerie di catena, di quelle che si trovano nei centri turistici delle città d’arte, all’interno dei centri commerciali, stazioni ferroviarie e aeroporti.

Il confronto con l’Europa. Il dato positivo italiano (+0,3%), esclusi e-book e audiolibri, è superiore a quello di Francia e Germania, che calano rispettivamente del -2% e del -2,3% e poco inferiore a quello spagnolo (+1%). Regno Unito (+5,5%), Olanda (+7%) e Finlandia (+2%) – tra i Paesi che ad oggi sono in grado di fornire questi dati – fanno significativamente meglio dell’Italia, mentre crolla il Portogallo (-19%). “I nostri dati erano in linea con Francia e Germania fino ad ottobre –, ha ricordato Levi – è stata l’apertura delle librerie durante l’ultimo lockdown a fare la differenza”.

Regno Unito, Olanda e Finlandia sono rappresentative di un Nord Europa che è andato molto bene grazie alla concentrazione dei consumi culturali sul libro e alla crescita impetuosa dell’e-commerce; il caso del Portogallo non differisce invece da quello di altri paesi del Sud e Est Europa dove l’e-commerce è ancora poco sviluppato. Il calo delle vendite in libreria è l’elemento, preoccupante, che accomuna tutti i paesi dell’Unione.

“In questo quadro – spiega ancora Levi –, il nostro Paese si è distinto per il vasto piano di sostegno pubblico che è stato ottenuto anche grazie a una stretta collaborazione tra l’associazione degli editori, quella dei librai e quella dei bibliotecari. Una collaborazione che ha portato a misure, prese a modello in Europa, che hanno al centro lo stimolo alla domanda, pubblica e privata”.

Le criticità. L’editoria scolastica, il cui ruolo è stato fondamentale nella didattica a distanza, ha avuto un anno condizionato dal limitato rinnovo delle adozioni. Meglio è andata l’editoria universitaria, per la valorizzazione del libro nella didattica a distanza e perché il lockdown ha ridotto il fenomeno delle fotocopie pirata, un problema che si ripresenterà alla riapertura, aggravato dalla preoccupante crisi delle librerie universitarie. Da ricordare, infine, le difficoltà di settori molto specifici del comparto, come l’editoria d’arte, quella turistica e professionale giuridica.

 

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