Editoria

I collaboratori de Il Mattino scrivono all’editore: “Noi trattati come merce”

Dopo la decisione di sfrondare, ancora, i compensi i collaboratori del Mattino hanno scritto una lettera per denunciare la loro contrarietà rispetto all’iniziativa dell’editore. La crisi grava sulle spalle dei più fragili, dei precari che – specialmente in provincia – rischiano di dover lavorare a condizioni che ritengono evidentemente poco competitive per non dire deludenti.

La lettera dei giornalisti del quotidiano napoletano inizia così: “Il quarto taglio operato in pochissimo tempo ai nostri compensi, già minimal, costituisce un ulteriore depauperamento di quella dignità del lavoro che da sempre proviamo, e con fatica, a tenere alta con il nostro impegno quotidiano. La crisi dell’azienda, addotta quale giustificazione di una misura di tal genere, è una crisi anche nostra. Anzi, per noi è una crisi doppia, che diventa tripla per i collaboratori della provincia”.

Ecco le ragioni: “Il taglio costituisce infatti la scure con cui ci avete saettato​ in un momento che già è di per sé di difficoltà, considerando che i nostri “guadagni” (?) sono estremamente ridotti. Se in ogni luogo si prova a tutelare i lavoratori dalla pandemia, dai licenziamenti, dalla riduzione del lavoro in generale, nel nostro caso non solo non siamo tutelati ma si fa pesare sull’elemento più debole la crisi stessa. Inoltre si opera una differenziazione tra collaboratori della provincia e quelli di Napoli. Ecco la terza beffa che si aggiunge”.

I collaboratori hanno dunque denunciato: “Siamo giornalisti senza tutele e pienamente nelle mani di un editore che, nei fatti, taglia come vuole, quando vuole e quanto vuole. Uno stato di cose che non tutela minimamente i collaboratori, pur lavorando ogni giorno con quell’impegno e quella dedizione che rappresentano il cuore pulsante della credibilità del nostro giornale. Ed è grave che tutto ciò accade anche in un momento di rischi altissimi per la nostra salute, rischi che corriamo per rendere informazioni corrette, precise, diffuse ai cittadini e quindi al nostro giornale. Sì, il nostro giornale, perché noi, al di là di tutto lo sentiamo tale. Lo sentiamo nostro. Ma non sentiamo da parte dell’editore lo stesso senso di appartenenza e rispetto verso di noi, la nostra professionalità, le nostre persone”.

Quindi i collaboratori hanno incalzato: “Siamo consci che è fondamentale cambiare le regole di questo lavoro o saremo sempre “merce” per gli editori. Ciò che accade a noi del Mattino non è poi così distante da ciò che accade anche ad altri. Ma fino a quando potrà accadere? ​ Fino a quando non si riconoscerà questo come lavoro da strutturare concretamente all’interno di un’azienda a cui tantissimi di noi appartengono anche da molti e molti anni? Come pensiamo che giovani leve possano avvicinarsi?”.

Infine il cahier de doleances: “Chiediamo quindi una revisione delle decisioni assunte e chiediamo l’apertura anche di una discussione intorno al futuro di questo “pezzo” di Mattino, che siamo tutti noi collaboratori. Coloro che ogni giorno sono sui territori, coloro che ogni giorno incontrano ed ascoltano le persone consentendo al nostro quotidiano di essere radicato ed autorevole. Se siamo autorevoli noi, con il nostro impegno, che auspichiamo riconosciuto anche sul piano economico, lo è anche il giornale, lo è anche la testata, lo sono anche i redattori, lo è anche l’editore. In un momento di assenza totale di credibilità della politica, ma anche di una parte dell’informazione, vogliamo lavorare per essere diversi, grazie a quell’impegno che da sempre ci contraddistingue, ma che, evidentemente, non ci vuole essere riconosciuto”.

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