Un pozzo senza fondo. L’Inpgi 1 è insostenibile e ormai continua a precipitare in condizioni economiche sempre più disperanti. Le cifre del “rosso” dell’ente di previdenza dei giornalisti sono drammatiche.
Il gruppo Gino Falleri, organizzazione di giornalisti laziali e romani, ha snocciolato i dati in una nota che restituisce il quadro di una situazione che appare drammatica: “Oggi l’Inpgi perde 550mila euro al giorno e i suoi conti nel 2020 si chiuderanno con un rosso record da 250 milioni”.
A poco più di nulla sarebbe servito il taglio delle pensioni superiori ai 38mila euro lordi: “Il “tesoretti” di 65 milioni che era stato accumulato grazie al contributo determinante dei giornalisti pensionati per effetto del taglio triennale marzo 2017-febbraio 2020 per le pensioni superiori ai 38mila euro lordi e il blocco per nove anni alla rivalutazione, è stato nel frattempo azzerato”.
La soluzione è, per i giornalisti del gruppo Falleri, sta nel “riconoscere all’ente il suo ruolo decisivo a presidio della democrazia e dell’informazione nel nostro Paese, ma è necessario ampliare al più presto la platea degli iscritti inserendovi tutti coloro che a qualsiasi titolo oggi svolgono attività giornalistica nel senso più ampio di questa parola come freelance o nelle redazioni di agenzie di stampa, quotidiani, periodici, come comunicatori, bloggers, informatici, uffici stampa pubblici e privati; intervenire sui finti Co.co.co., finte partite Iva, finte cessioni del diritto d’autore, autori testi, eccetera”.
Ma ci sono anche delle responsabilità per i giornalisti Gino Falleri. E hanno un nome, anzi una sigla: Fnsi. Per il gruppo l’assenza del sindacato è praticamente incommentabile e si chiedono i motivi del silenzio: “Ma che fine ha fatto in questa vertenza la Fnsi? Dove sono finiti i grandi comunicatori della libertà di stampa di questo Paese? Perché questo silenzio assordante da parte di chi invece dovrebbe sostenere le ragioni e gli interessi della categoria? Come si fa a stare in silenzio come sta facendo la Fnsi difronte a questa crisi di proporzioni endemiche?”.
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