I giornalisti del Gruppo di Fiesole esprimono in una nota “solidarietà ai colleghi e ai lavoratori de Il Manifesto, Liberazione, Il Secolo, La Padania, Europa, L’Unità e di tutte quelle testate (circa 80!) non necessariamente di partito (Corriere Mercantile, Corriere della Romagna, Bari Sera, La Voce di Mantova, ecc.) che rischiano la chiusura dopo la scelta del governo di tagliare in modo indiscriminato, a quanto sembra, i fondi destinati alle cooperative editoriali, ai giornali politici e di intervento sociale e culturale”.
Pur rivendicando di aver posto tra i primi “l’esigenza di qualificare l’intervento pubblico, distinguendo tra chi fa informazione con riscontri di qualità e vendita, e chi ‘lucra’ soldi pubblici”, il Gruppo di Fiesole sottolinea che “la necessaria opera di risanamento non può essere affrontata alla cieca. C’é il fondato sospetto che la ricerca del pareggio di bilancio celi l’obiettivo di eliminare posizioni critiche, scomode per la politica, per il governo e i suoi partiti. Temi così delicati che attengono alla democrazia e alla libertà di informazione sancita dalla Costituzione, non possono essere riformati con decreti legge”. Il Gruppo di Fiesole ritiene perciò “necessario un approfondito dibattito parlamentare per la definizione di un provvedimento che tenga conto del diverso peso politico, sociale e culturale, oltre che editoriale, dei diversi giornali”.
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